Dove sbarcò Enea

1854

Quattro luoghi del Salento, per anni hanno conteso fra loro la pretesa di essere il “Porto di Venere”, descritto nell’Eneide di Virgilio, dove sarebbe sbarcato Enea durante il suo errare per mare, dopo la distruzione di Troia. Tali luoghi sono Porto Badisco, Otranto, Leuca e  Castro. Ma vediamo cosa diceva in merito il grande scrittore latino nella sua opera: “Apparve il porto. Più da vicino, apparve al monte in cima di Pallade il delubro. Allor le vele colammo, e con le prove in terra demmo. È di ver l’Oriente un corvo seno in guisa d’arco, a cui di corda invece sta d’un lungo macigno un dorso avanti. Ove spumoso il mar percuote e frange. Nei suoi due corni ha due scogli, anzi due torri, che con due braccia il mar dentro accogliendo, lo fa porto e l’asconde sopra il porto. Lungi dal lido è il tempio.” La descrizione offerta da Virgilio, sembrerebbe avvalorare la tesi sostenuta dagli otrantini infatti, fra tutte, proprio Otranto è l’unica che si affaccia in direzione dell’Oriente come un arco. Inoltre il tempio di Pallade Athena andrebbe localizzato proprio sul Colle della Minerva (nome romano della dea), dove oggi sorge il santuario dedicato alle vittime dell’eccidio turco del 1480 e luogo del massacro. Infine, giungendo dal mare, si notano le due braccia di terra che occultano il porto, nonché il “lungo macigno” di cui parla Virgilio, corrispondente alle cosiddette “casse”.

Tuttavia, esiste ancora un’altra possibilità. Secondo lo storico Dionigi di Alicarnasso, le navi di Enea non sarebbero sbarcate tutte nello stesso punto, bensì in due luoghi diversi. La maggior parte dei reduci troiani sarebbe approdata al Capo Iapigio, successivamente chiamato Capo Salentino, mentre il resto, Enea incluso, avrebbe preso terra all’Athenaion corrispondente al luogo precedentemente descritto. Alcune miglia più a nord di Otranto sorgeva un’altra città che sembrerebbe rispondere alla descrizione di Virgilio. Si tratta dell’antica città di Roca, che si estendeva sino all’attuale spiaggia di Torre dell’Orso, nella cui estremità meridionale sorge un antico tempio scavato nella roccia, attualmente intitolato a San Cristoforo, dove è possibile intravedere tracce di scalini e di bracieri, anch’essi scolpiti nella roccia. Tale tempio, in origine dedicato con ogni probabilità ad una divinità femminile e forse proprio Minerva, viene occultato, a chi viene dal mare, dal complesso roccioso delle due sorelle ed è protetto dal resto della spiaggia da una barriera naturale. Forse fu qui che l’esule troiano ebbe un presagio: “… quattro cavalle di niveo candore che pascevano nel vasto campo.” A tale vista Anchise, padre di Enea, avrebbe esclamato: “Guerra, o terra ospite, porti, per la guerra vengono armati i cavalli, guerra minacciano questi armenti …”

 

Cosimo Enrico Marseglia