La Puglia delle travel blogger: “A Ruvo tutto è vicino, e tutto è vicino a Ruvo” di Laura Gobbi

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Il mondo visto con gli occhi delle travel blogger ha un sapore nuovo e sempre diverso, oggi vi raccontiamo Ruvo di Puglia con l’articolo di Laura Gobbi, project manager e direttore artistico di eventi culturali e di promozione del territorio in Italia e all’estero.

Si dedica in modo trasversale alla relazione delicata tra il territorio, i suoi prodotti e gli chef stellati che con la loro arte, sono i migliori ambasciatori delle nostre eccellenze.

Potete leggere i suoi articoli su http://lauragobbi.blogspot.it/

Ecco come Laura racconta Ruvo:

“È tutto qui.  È tutto vicino a Ruvo”.

Questa è stata la frase più pronunciata nei giorni trascorsi a Ruvo.

Ed è vero.

A Ruvo la Cattedrale è vicina alla Torre dell’Orologio, la torre è ad un passo dalla piazza centrale, la pasticceria è ad un passo dal museo Jatta, palazzo Caputi è vicino al ristorante tipico e così via.

Un dedalo di viuzze che ti portano dove vuoi in pochi passi.

-Sicuramente c’è nascosto da qualche parte un marchingegno che all’insaputa dell’ingenuo viaggiatore allunga ed accorcia le strade.-

Strade che ti fanno respirare.

Ampie, bianche, di quella roccia che già lei, da sola, basta per raccontare leggende e miti.

Strade che narrano una storia antica, vie di comunicazione che congiungono mondi e civiltà lontane. Connessioni di spazi, epoche e sensazioni.

Tutto è vicino a Ruvo, anche il tempo.

Sei nel 2018, varchi la soglia del panificio  Cascione per comprare la focaccia, e cammini, a spasso tra le epoche storiche, nel II secolo d. C. sui resti della via traiana; vai nel retrobottega per guardare come si fanno i taralli e passi sotto un arco gotico; entri nel ristoArte Upepidde, un labirinto di spazi raccolti e sale, con una cantina che lascia senza fiato, e mentre gusti la “braciola”, nel muro difronte spunta una lastra di recupero con incisioni latine.

Ed è tutto così straordinariamente “scontato” e normale.

A Ruvo, le ampie direttrici, pian piano diventano viottoli e cunicoli ed impercettibilmente, Ruvo ti inghiotte.

Ti prende per mano e ti porta nel suo cuore, dal livello strada scendi nelle sue viscere.

Entri nella chiesa del Purgatorio, scosti la tenda verso la sacrestia, scendi le scale che diventano sempre più ripide e strette, poi alzi la testa e ti ritrovi nella grotta di San Cleto, forse luogo di incontro della  prima comunità cristiana di Ruvo. Senz’altro cisterna che serviva un impianto termale di età romana.

Come in un viaggio dantesco, dal profondo verso l’alto, su per le scale della Torre dell’ Orologio. 24 metri d’altezza , buon esercizio per gambe, cosce e glutei, ed arrivi nel punto più alto dove il panorama appaga e riempie. La città nel suo spalmarsi, Castel del Monte che domina, il mare e l’Alta Murgia.

Tutto è vicino a Ruvo. Anche il mare.

Sì, perché è a pochi chilometri ci sono Molfetta e Bisceglie, così se punti il naso verso la costa, pare che Ruvo abbia  il mare in cortile.

A Ruvo tutto è vicino e tutto è vicino a Ruvo.

Trani, Castel del Monte, Bari, Corato, Gravina, Ostuni, Alberobello.

A Ruvo non ci si deve solo passare per andare a… Ruvo è il punto di partenza ideale per poter godere della bellezza di una Puglia meno patinata ma decisamente più intima.

Ruvo è la città della musica, delle bande cittadine, di quella tradizione che rimane radicata e che è sempre più necessaria per sapere chi si è e dove si sta andando.

Giri per le strade e senti un gruppo che sta facendo le prove, ti affacci al balcone e senti una banda che cerca la sua tonalità, ti siedi da Berardi per assaggiare il “Mandorlaccio”, dolce tipico di Ruvo, e da una casa con le finestre aperte la voce di una ragazza che canta.

C’è poi una musica che coinvolge tutto e tutti a Ruvo.

È una musica alternativa, fatta di piatti, bicchieri e stoviglie, di cassetti, di mobiletti che respirano, di sedie che si avvicinano ad un tavolo, di porte che si aprono e di tonalità che escono dalle cucine.

Non ci sono voci, non ci sono persone, si percepisce la loro presenza, ma è come se fossero fantasmi. E poi cala il silenzio.

Che non è un silenzio notturno che avvolge la città, è un silenzio del giorno, al quale non si è abituati e proprio per questo, è assordante e stranisce.

I ruvesi sono come le loro rocce.

Tutti d’un pezzo, alcuni un po’ spigolosi, ma tutti riflettono quella luce che solo la pietra bianca della Puglia sa fare.

Luoghi e persone.

Luoghi resi speciali dalle persone e persone che rendono speciale i luoghi.

Così il mio itinerario ruvese è un po’ unconventional, non può essere ordinato per tappe, luoghi e monumenti.

Il mio viaggio a Ruvo è fatto di scoperte, emozioni e di persone. Tante e straordinarie.

Potrei dirvi di andare assolutamente a vedere la Cattedrale ed i suoi tesori archeologici sotterranei ma non avrebbe senso senza incontrare Don Salvatore Summo, parroco da quarant’anni della chiesa, che con lungimiranza ha introdotto innovazioni tecnologiche e installazioni artistiche, rendendo questo luogo un tempio vivo del culto, dell’anima e della sua bellezza.

Potrei dirvi di andare all’ex convento domenicano (1560), che oggi è la sede della Pinacoteca Comunale di Arte Contemporanea che ospita il percorso artistico del pittore Domenico Cantatore, il Premio “Città di Ruvo” e una serie di attività culturali; di cercare le edicole votive, di andare  a vedere le sale di Palazzo Caputi e gli affreschi recuperati all’ex convento dei Frati Minori Osservanti, ma senza il racconto coinvolgente di Mario, (Prof. Mario Di Puppo), non sarebbe la stessa cosa. Sarebbe un semplice vagare e non un’immersione.

E poi c’è il Museo Nazionale Jatta, che ospita una delle più prestigiose collezioni di reperti archeologici appartenuti alla  famiglia Jatta per circa due secoli. Un museo nel museo, il percorso narrativo venne pensato per essere visto da Giovanni Jatta Jr nel XIX secolo, da allora tutto è rimasto tale. Da ogni dove vengono per il museo Jatta  per quello che è il suo pezzo più importante, un cratere raffigurante La morte di Talos, il gigante di bronzo posto a guardia dell’isola di Creta, causata da Medea durante la spedizione degli Argonauti per la conquista del vello d’oro dell’ariete di Frisso.

Silvana e Michele. “La Puglia di Claudia” in realtà è la mia Puglia, è stata mia appena sono entrata, la mia casa per una settimana.

Nel cuore del centro storico di Ruvo, un B&B che è classe, eleganza, essenza e pulizia delle linee e del pensiero. Una tipica casa ruvese, stretta che si sviluppa in altezza.

“I nostri avi, scavavano la roccia e con il materiale di recupero tiravano su i muri” e scopri che ogni dettaglio, è stato pensato, voluto e sentito da Michele e Silvana, i padroni di casa. Bioarchitetto lui, arredatrice lei.

Allora tutto torna.

E mi perdo nel racconto affascinante di Michele e accarezzando la parete del bagno, scopro che è stata fatta con un impasto naturale di  cera d’api, olio di lino e terra materiali. Tutti materiali ecologici, un impasto sciolto a bagnomaria e poi passato a ricoprire il muro.

Ho dormito in quello che prima era un granaio.

Discreti, balzano agli occhi degli inserti di pietra lavorata, testimoni di storie di uso domestico.

Michele e Silvana non mi hanno ospitato, mi hanno dato la loro casa e questo è già tutto.

Voglio tornare a Ruvo per vedere le “Luci d’artista”, per assaporate l’olio nuovo della cooperativa il Rosone , per gustare sotto gli ulivi il vino dell’Azienda agricola Mazzone perchè come dice Francesco, vignaiolo indipendente, il suo vino è come l’animo dei pugliesi “scontroso, strutturato e duro, che si ammorbidisce e diventa generoso e amabile, basta saperlo prendere e capire”

Voglio tornare da Francesco e Vincenzo Montaruli  per assaporare il gusto della terra e di quello che cresce spontaneo. Appena si entra da Mezza Pagnotta sei colpito dal profumo delle erbe secche che durante la stagione estiva vengono raccolte e poi utilizzate.

Una cucina etnobotanica, servita col sorriso.

Luogo vibrante, dove viene raccontata la storia di questi luoghi, la riscoperta ed il riutilizzo di antiche erbe  e dove appesi ai muri non ci sono foto, quadri,  riproduzioni sbiadite di qualche Van Gogh, ma pomodori, finocchietto, maggiorana, origano e peperoncini.

Candelabri, sculture, segnaposti, vasi, soprammobili sono sostituiti da vassoi di aglio, zucche, melograni, castagne, verdure e frutti che prepotentemente prendono la scena e diventano installazioni. Installazioni che nel piatto ed in bocca ti prendono e ti portano nella Murgia dove ritrovo i profumi che ho respirato sotto alla quercia secolare nello jazzo  del parco dell’Alta Murgia.

Voglio tornare a Ruvo perché tutto è vicino e tutto è vicino a Ruvo e Ruvo, la sento vicino.

La Puglia è una terra di forti contrasti, come piace a me.

Non ha mezze misure.

Il bianco è bianco, il blu del cielo è di un blu che puoi trovare solo qui.

I sapori sono forti, i profumi intensi, le persone sono come le rocce di questa terra.

Ruvo è stata una scoperta. Una bella scoperta.

Un grazie alle mie compagne di viaggio, non potevo essere più fortunata. Giovani donne che sanno dove andare col cuore e con i passi Alessandra Randazzo Selene Scinicariello Annalisa Milione Marisa Trio Stefania Manfredi.

Un grazie a Giovina Caldarola una scheggia di allegria e praticità. Grazie all’Amministrazione comunale di Ruvo ed un grazie a Monica Filograno, donna straordinaria, pragmatica, concreta e con una lucida visione sul rendere la sua città, una città per tutti.

La mia stima è sincera. brava, brava, brava.

Un grazie a tutte le aziende, i ristoranti, i produttori che ci hanno aperto le porte delle loro” vite”.

Un grazie speciale al prof. Mario Di Puppo che per cinque giorni ci ha accompagnato in un viaggio “incommensurabile”, rivelandoci segreti, curiosità ed aneddoti, stimolandoci alla riflessione ed alla critica, aprendoci porte spazio/temporali e facendoci muovere con disinvoltura tra epoche, storie e tradizioni, con acuta ironia ed un sorriso immenso. Grata per avermi aperto la mente.

Grazie a Vivo a Ruvo, la Pro Loco di Ruvo, a Lacapagrossa Coworking, all’Info Point Ruvo di Puglia, sicura di dimenticare qualcuno, mi toccherà tornare pesto!

Laura Gobbi, project manager e direttore artistico di eventi culturali e di promozione del territorio in Italia e all’estero. Curatrice di mostre d’arte e firma dei format: “Fish&Chef X ed” “Fish&Chef on the road”, Pidrin vino da ascoltare”, “Evoluzione. IX ed. di Fish and Chef”, “Movimento gente di lago”, “Di Gavi in Gavi”, “Gavi light box”, “Nel Cortile”, “Vino al Vino”, “In Donne veritas”. Autrice, giornalista e speaker radiofonica. Si occupa di marketing esperienziale e comunicazione strategica con un’attenzione particolare allo sviluppo ed alla valorizzazione del territorio. Si dedica in modo trasversale alla relazione delicata tra il territorio, i suoi prodotti e gli chef stellati che con la loro arte, sono i migliori ambasciatori delle nostre eccellenze.
La Wanda: realizza sogni, quelli degli altri. Indossa corone, tacchi dodici e sempre e solo rossetto rosso. Ama fare bolle di sapone. Sogna di possedere i cappellini della regina d’Inghilterra, una villa sulla spiaggia di Malibù, intervistare Raffaella Carrà e fare un film con Ferzan Ozpetek. Intanto, per colmare questi vuoti cosmici, fa incetta di strass, lustrini e paillettes. Tutto ciò che è effimero ed inutile è essenziale per la sua sopravvivenza. Inconcepibile la sua vita senza: amici, piume, glitter ed una scusa per poter festeggiare. Laura di nome, Wandala di vocazione.
“Basterebbe che tutti indossassero una corona e facessero bolle di sapone per essere felici”.
L’ironia salverà il mondo! È il suo mantra.