Leggenda pugliese: Il menhir di Carpignano Salentino ed il suo tesoro

3713

CARPIGNANO (Lecce) – Il Salento è una terra di vestigia megalitiche risalenti all’età neolitica, quali i dolmen, i menhir e le specchie, costruzioni delle quali ancora oggi si ignora il significato e l’uso. Intorno a molti di essi, la fantasia popolare ha intessuto leggende che ancora oggi risuonano suggestive e misteriose alle nostre orecchie, nonostante l’informatica e la tecnica in genere ci abbiano abituati a comportamenti cosiddetti razionali.

Ma torniamo alle leggende dei megaliti. tra le quali colpisce particolarmente quella relativa ad uno dei menhir di Carpignano Salentino, per la precisione si tratta del monolite detto “Staurotomea”, termine griko che significa “colonna slanciata”, situato nell’immediata periferia del paese. Secondo un’antica leggenda, risalente ad epoche remote, nel sottosuolo limitrofo al menhir sarebbe nascosto un favoloso tesoro. Tuttavia, per riuscire a prenderne possesso, bisogna officiare un rito particolarmente cruento: allo scoccare della mezzanotte due bambini devono appoggiarsi, in posizione simmetrica al monolite che, sollevandosi dal terreno, schiaccerà uno dei due, permettendo all’altro di impossessarsi del tesoro. Sembra che il rito fosse stato effettuato una sola volta, molti secoli orsono, tuttavia l’organizzatore dello stesso si sarebbe pentito all’ultimo istante, interrompendolo.

Ancora una volta parliamo di leggende antiche che, forse, sottendono ad antiche usanze ed abitudini. Chissà, probabilmente la leggenda del menhir di Carpignano Salentino, ora comune della “Graecìa Salentina”, riesuma antichi cruenti cerimoniali sacrificali in uso nelle epoche remore in prossimità di tali monoliti. La tesi merita un ulteriore sviluppo.

 

Cosimo Enrico Marseglia