Alla scoperta della Puglia. Eraclio: il gigante buono che protegge la città di Barletta

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BARLETTA – La Puglia si fregia di essere custode di tesori di inestimabile bellezza, alcuni dei quali unici al mondo, come ad esempio Eraclio, una mastodontica statua posizionata sul corso principale della città di Barletta, proprio di fronte alla Basilica del Santo Sepolcro, amatissima dai suoi cittadini e ammirata dai turisti, che la conoscono anche come “Il Colosso di Barletta”.

La storia della statua di Eraclio si mescola spesso con la leggenda, tanto che a oggi è difficile dare una precisa datazione circa il suo ritrovamento e non è certo che si tratti effettivamente di Eraclio, alcuni indizi, come l’orecchino con due perle che cinge una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro, usanza tipica dei nobili bizantini, permette di identificare con una certa sicurezza le origini nobiliare del misterioso straniero, ma non di attribuirgli un nome.

I barlettani tuttavia trattano il loro Colosso come fosse uno di famiglia, trascorrono le ore serali e pomeridiane seduti sul possente basamento che lo sorregge, ricordo dell’antico sedile con loggia in marmo a tutto sesto che in origine ospitava la statua, raccontandosi la vita, litigando o innamorandosi, mentre i bambini giocano ai suoi piedi, e lui dall’alto veglia sulla città che lo ha accolto.

La tradizione popolare racconta che la statua faceva parte del bastimento di una nave battente bandiera veneziana che al rientro da una crociata, ebbe la sfortuna di fare naufragio nei pressi delle coste pugliesi, le correnti spinsero Eraclio su uno scoglio dove fu rinvenuto da alcuni abitanti del posto che lo portarono sulla terra ferma e da allora, lo scoglio del ritrovamento prese il nome di Mamma Arè, ossia mamma di Eraclio.

La leggenda narra che un giorno, alla notizia di un probabile attacco da parte dei saraceni, il Colosso scese dal suo basamento per proteggere e rassicurare il popolo, e quando i nemici furono alle porte, si fece trovare in lacrime raccontando loro che era stato cacciato dalla città perché troppo piccolo e quindi inadatto a convivere con i barlettani.

L’idea di un popolo più alto di un gigante, fece un certo effetto sui saraceni che decisero di battere in ritirata.

La magia della leggenda si scontra però con i freddi dati scientifici che hanno palesato la possibilità che la statua sia figlia di tempi ben più recenti, data la scarsa quantità di iodio presente sulla sua superficie.

Con molta più probabilità, la statua, da Ravenna sarebbe arrivata in Puglia per volere di Federico II di Svezia che desiderava, con la maestosa opera, rendere ancora più lapalissiana la supremazia sugli invasori saraceni e Barletta non era la città in cui era destinato a concludere il suo viaggio.

Ad attendere il Colosso infatti, erano probabilmente città vicine a Barletta come Melfi, Lucera o Foggia.

Giunta a Barletta però, la statua, dopo essere privata degli arti, che probabilmente furono utilizzati dai Frati Domenicani di Manfredonia nel 1309 per realizzare le campane della chiesa di Siponto, fu bloccata in dogana fino al 1492, anno in cui il comune autorizzò il rifacimento degli arti e la collocazione davanti alla Basilica del Santo Sepolcro, dove tuttora si trova.

Claudia Forcignanò