Al via i primi due sportelli del centro antiviolenza dell’assessorato comunale al Welfare

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BARI – Sono stati presentati questa mattina, nell’Ateneo barese, i primi due sportelli antiviolenza dell’Università degli studi Aldo Moro e del Politecnico di Bari finanziati dall’assessorato comunale al Welfare e dalla Regione Puglia nell’ambito del programma “Rafforzare la non violenza”. I due presidi informativi rappresenteranno delle antenne territoriali di prevenzione e sensibilizzazione, accoglienza e orientamento degli studenti e dei docenti delle due università.

L’iniziativa nasce grazie alla collaborazione interistituzionale tra il Comune di Bari, la Regione Puglia e le due università del capoluogo che hanno creduto nell’importanza di ospitare nelle proprie sedi dei punti di ascolto del Centro antiviolenza comunale, attualmente gestito dalla cooperativa Comunità San Francesco, al fine di offrire un presidio per informare, accogliere e sostenere le vittime di violenza ed eventualmente orientare coloro che vi si rivolgono.

All’inaugurazione sono intervenuti il sindaco Antonio Decaro, il rettore dell’Università Aldo Moro Stefano Bronzini, il rettore del Politecnico Francesco Cupertino, l’assessora al Welfare Francesca Bottalico, la funzionaria regionale referente per l’antiviolenza Giulia Sannolla, la presidente della comunità San Francesco Antonia Cairo e la coordinatrice del Centro Antiviolenza Comunale Marika Massara.

Con questa iniziativa, seconda in Italia dopo quella avviata a Torino, si consolida l’impegno nel contrasto alla violenza di genere attraverso programmi rivolti, in modo specifico, alle nuove generazioni e mirati a diffondere una cultura che promuova l’autodeterminazione e la libertà delle donne.

Gli sportelli saranno attivi una volta al mese, a partire dal primo venerdì, dalle ore 9 alle 11, al primo piano del plesso Servizi e Placement del Politecnico di Bari (ingresso da via Orabona 4), e dal prossimo mese di marzo, a partire dal secondo venerdì, dalle ore 9 alle 11, in un’aula da individuare nell’Ateneo barese.

Le attività, finanziate dall’assessorato al Welfare del Comune di Bari e, in parte, dalla Regione Puglia nell’ambito del programma “Rafforzare la non violenza”, prevedono una serie di azioni innovative, dal cohousing agli inserimenti lavorativi, a percorsi di formazione finalizzati a promuovere l’autonomia delle vittime attraverso un sostegno che consenta loro di raggiungere un maggior empowerment.

Da tempo il Centro antiviolenza comunale ha avviato percorsi di sensibilizzazione e orientamento nei centri di aggregazione, nei centri sociali per minori, in quelli di ascolto per le famiglie e nelle scuole, anche con la collaborazione della rete Generareculturenonviolente dell’assessorato al Welfare, rivolti ad operatori, insegnanti, educatori e famiglie con l’obiettivo di promuovere culture non violente, educare all’affettività e alle relazioni positive, al rispetto di genere. In particolare, oltre all’apertura di sportelli antiviolenza e antimobbing sul territorio cittadino, sono state già avviate esperienze di autonomia abitativa attraverso il cohousing per donne vittime di violenza e promossi laboratori di destrutturazione degli stereotipi di genere funzionali al riconoscimento della matrice culturale della violenza di genere rivolti ai ragazzi e alle ragazze degli istituti scolastici secondari: nei prossimi mesi, invece, sarà avviato un percorso di formazione specialistica per operatori pubblici e privati del territorio per il rafforzamento della rete di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.

“Il contrasto alla violenza di genere è un impegno che tutte le istituzioni devono perseguire unite per invertire una tendenza drammatica, che solo nel 2019 ha fatto registrare 103 vittime di femminicidio nel nostro Paese – ha esordito Antonio Decaro -. Senza contare un altro dato sconcertante, secondo il quale, nel mese di marzo dello scorso anno, ogni 15 minuti una donna è stata oggetto di violenza. Numeri impressionanti, che ci interrogano su quanto è stato fatto e, soprattutto, su quanto ancora ci resta da fare per bloccare questa spirale impressionante e promuovere un deciso cambio di passo culturale. Nella nostra città in questi anni abbiamo lavorato intensamente da un lato per supportare le vittime che scelgono di denunciare, dall’altro per intercettare anche i casi in cui le vittime non hanno la forza o il coraggio per farlo. Questa collaborazione con le due università cittadine rappresenta un nuovo, importante passaggio del nostro impegno comune, che ci vede ancora una volta andare nei luoghi più rappresentativi della città per cogliere bisogni ed esigenze dei cittadini, e che nei prossimi anni ci vedrà lavorare fianco a fianco per promuovere una nuova cultura del rispetto degli altri, a partire dalle generazioni più giovani”.

“Il benessere dei nostri studenti e dipendenti, nei luoghi di studio e di lavoro – ha dichiarato Francesco Cupertino – è per noi un elemento fondamentale per la qualità della formazione, dell’attività amministrativa e della ricerca scientifica. Aderiamo con piacere all’iniziativa del Comune di Bari certi di offrire, attraverso lo sportello di ascolto, un servizio prezioso alla nostra comunità. Anzi, ci auguriamo di poter potenziare la collaborazione con le istituzioni che condividono questa visione, perché il Politecnico possa offrire sempre più un ambiente dinamico e stimolante, nel quale si progetta il futuro dei nostri giovani, ma allo stesso tempo essere accogliente e attento alle esigenze di tutti e tutte”.

“La lotta alla violenza di genere è una emergenza che ha bisogno di impegni concreti per contrastare un fenomeno i cui i numeri continuano ad essere allarmanti – ha aggiunto Stefano Bronzini -. L’Università di Bari partecipa al processo di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e, grazie alla collaborazione con il Comune e la Regione, offrirà uno spazio informativo che, oltre a garantire supporto e assistenza alle donne in difficoltà, servirà a informare ed educare le nuove generazioni sull’importanza e la delicatezza di un argomento troppe volte sottovalutato”.

“Questa è la seconda esperienza del genere in Italia – ha evidenziato Francesca Bottalico -. Con l’attivazione dei due sportelli nelle università vorremmo che le donne, che vivono la violenza fisica o psicologica sulla loro pelle, si sentissero meno sole. Si tratta di una parte del percorso avviato dall’assessorato al Welfare nell’ambito di un intervento complessivo di contrasto alle violenze di genere composto da presidi di ascolto, tutela e accompagnamento ma specialmente da azioni culturali ed educative rivolte a tutti e a tutte. anche attraverso il supporto della rete generareculturenonviolente. Per questo motivo, dopo aver avviato momenti formativi nelle scuole, creato sportelli nei presidi cittadini del Welfare ed equipe itineranti nei Municipi, ci è sembrato naturale rivolgerci alle università, luoghi di crescita ed emancipazione per migliaia di ragazze e ragazzi. Da subito abbiamo raccolto la piena adesione dei rettori, che ringrazio e con i quali intendiamo ampliare questa collaborazione anche su altri temi come la prevenzione alle dipendenze, nell’interesse dell’intera comunità”.

 

È possibile contattare il Centro antiviolenza comunale attraverso il numero verde 800 202330 e il numero attivo h24 328 8212906.

 

I DATI DEL CENTRO ANTIVIOLENZA COMUNALE

 

Da maggio del 2018 sono stati registrati 408 accessi, 200 dei quali negli ultimi sei mesi. Oltre 35 donne hanno avuto contatti con il Centro Antiviolenza comunale attraverso il servizio di pronto intervento. Circa la metà delle utenti hanno figli minori.

Di seguito alcuni dati sul profilo delle vittime che si sono rivolte alla struttura comunale:

 

ETÀ

·        il 20,6% è composto da donne di età compresa tra i 19 e i 29 anni

·        il 15,9% è composto da donne di età compresa tra i 30 e i 39 anni

·        il 31,7% è composto da donne di età compresa tra i 40 e i 49 anni

·        il 27% è composto da donne di età compresa tra i 50 e i 59 anni

 

TITOLO DI STUDIO

 

·        il 47,6% delle vittime ha un diploma di scuola media inferiore

·        il 20,6% delle vittime ha un diploma di scuola media superiore

·        il 14,3% delle vittime ha un diploma di laurea

 

STATO CIVILE

 

19% nubili

49,2% coniugate

7,9% separate

4,8% divorziate

19% conviventi.