Battaglie in Puglia: La campagna di Manfredi contro i centri a lui ostili

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Alla morte di Federico II di Svevia succede, quale re di Sicilia, il figlio Corrado che però vive in Germania. Tuttavia pochi anni dopo la dipartita del padre anche lui muore, lasciando erede Corradino, il figlio ancora infante. A questo punto entra in ballo anche il figlio naturale di Federico, Manfredi, nato dalla relazione che il “Puer Apuliae”, conosciuto anche come “Stupor Mundi”, aveva avuto da Bianca Lancia. A Manfredi il padre aveva già concesso il Principato di Taranto, tuttavia il giovane non è tipo da accontentarsi in quanto, meglio di ogni altro figlio di Federico, ha ereditato la tenacia, l’ambizione e l’inflessibilità del genitore.

Con azione a sorpresa, nonostante la presenza delle armate papali, del tutto ignare, a Palermo, usurpa il trono al nipote Corradino. L’azione scatena la reazione ostile di diversi centri fedeli al giovane principe, così il regno si divide nettamente nelle due fazioni guelfa, fedele al pontefice che sostiene il giovane, e ghibellina, schierata dalla parte di Manfredi. In particolare, in Terra d’Otranto, le città di Lecce, Brindisi, Mesagne, Oria ed Otranto si schierano apertamente contro l’usurpatore. Manfredi ricorre alle armi e mette sotto assedio tutti i centri ribelli: Brindisi cade sotto il suo dominio dopo un’accanita resistenza, Oria, Mesagne ed altri centri minori vengono letteralmente travolti dalla forza devastatrice delle armate sveve, mentre Otranto riesce ad evitare l’offensiva grazie all’opera diplomatica del suo arcivescovo, Matteo De Palma, che si schiera al fianco di Manfredi. Successivamente però il prelato rischierà di subire la punizione da parte del pontefice per la scelta fatta, riuscendo a sottrarsi in extremis con una richiesta di perdono.

Sottomessi i centri ostili, Manfredi non esita a ristabilire i metodi di governo già sperimentati dal genitore, revocando le libertà municipali che avevano consentito ai centri ribelli di schierarsi al fianco del papa, ed organizzando aliquote di soldati saraceni, provenienti dall’area di Lucera, utilizzati come una sorta di polizia politica al suo servizio, per imporre con la forza le sue leggi ed il suo ordine.

 

Cosimo Enrico Marseglia