Battaglie in Puglia: L’Olivento

1966

PUGLIA – Nell’XI secolo il sud della penisola italiana è una vera e propria comunità multietnica e multi religiosa, infatti sono presenti Bizantini, che hanno il controllo politico sulla maggior parte del territorio, Longobardi, nei Principati di Capua, Benevento e Salerno, ed infine gli Arabi in Sicilia. Tale coesistenza determina inevitabilmente contrasti politici e religiosi. Da ciò traggono vantaggio i Normanni che, giunti come mercenari al servizio dell’Impero di Bisanzio, cominciano a sfruttare tali contrasti. Nel 1041 Arduino da Milano, dopo aver valutato che la Puglia è priva di presidi militari bizantini perché impegnati nella lotta contro gli Arabi in Sicilia, sfruttando l’antipatia del Principe Guaimario V di Salerno verso l’Impero d’Oriente, passa al fianco dei Normanni e, recatosi ad Aversa, incontra il conte Rainulfo Drengot che ha costituito un esercito di 300 cavalieri e di mille fanti normanni.

Ad essi si uniscono i fratelli normanni Guglielmo, Drogone e Umfredo de Hauteville, il condottiero Ugo Tutabovi, il longobardo Principe di Benevento Atenolfo ed Argiro, figlio di Melo di Bari, ai quali Arduino promette signorie e domini come vassalli. La reazione bizantina non tarda, però ad arrivare, infatti il Catapano Niceforo Dukeianos parte da Bari, alla testa di alcuni reparti d’élite dell’esercito, tra i quali un’aliquota di Traci ed un’altra di Vichinghi, e sbaraglia gli insorti, inseguendoli sino alle porte di Ascoli Satriano. Tuttavia, una volta arrivati, gli abitanti della cittadina si ribellano al dominio bizantino.

Il 17 marzo 1041, alle prime luci del giorno, Niceforo Dukeianos aggancia le armate avversarie nei pressi di Ascoli Satriano, sulle sponde del fiume Olivento, esattamente alle pendici del monte Vulture. Il condottiero greco cerca di sfruttare la sua superiorità numerica disponendo, lungo la riva del fiume, la cavalleria su tre linee, la prima per investire centralmente la fronte avversa, la seconda con funzioni di appoggio, la terza in riserva. Normanni e Longobardi, invece, rispondono con un dispositivo imperniato prevalentemente sull’offensiva condotta dai fanti, disposti sulle ali su due schiere, mentre il grosso della cavalleria, forte di 700 uomini, viene collocata nel centro. I Normanni sono agli ordini di Guglielmo de Hauteville e di Argiro, mentre le schiere longobarde si affidano al Principe di Benevento Atenolfo.

Il comandante greco manda a più riprese i suoi contro il centro nemico, nel tentativo di fiaccarne la cavalleria, durante tale fase si registra un violento scontro fra due “cunei” di cavalieri delle opposte fazioni. Tuttavia le forze normanno-longobarde resistono e passano ad un micidiale contrattacco, guidati da Guglielmo de Hauteville. Le linee bizantine non reggono l’urto, prima vacillano, quindi si infrangono sullo slancio delle cariche di cavalleria avversaria, mentre gli uomini si danno alla fuga. Tuttavia il fiume sbarra loro la strada e molti finiscono annegati, mentre Niceforo Dukeianos riesce a salvarsi per un soffio.

Con tale vittoria ha inizio la penetrazione normanna nel sud d’Italia. Guglielmo de Hauteville, vero vincitore dello scontro, si insedia ad Ascoli Satriano da dove partiranno in seguito le sue offensive per la conquista di Venosa e Gravina, mentre gli altri si dirigono su Melfi che, dietro consiglio di Arduino, si arrende e si consegna loro. La città viene successivamente donata da Guaimario V di Salerno ai fratelli de Hauteville, come ricompensa per l’aiuto prestato.

 

Cosimo Enrico Marseglia