“Versi nel vento”, raccolta poetica con prefazione del maestro Alessandro Quasimodo

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Luigi Torsello ritorna in libreria con una bella raccolta di poesie, dal suggestivo titolo “Versi nel vento”, editata dalla Aletti, e con l’encomio da parte di Alessandro Quasimodo, figlio del grande Salvatore, il poeta siciliano tra i più rappresentativi del Novecento italiano, che vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1959. Quasimodo junior – anch’egli legato al mondo poetico, essendo autore, attore e regista teatrale specializzato in poesia – ha, infatti, curato la prefazione del libro, usando parole di grande apprezzamento per quest’opera che ha paragonato alle poesie dei “Crepuscolari”, ed in particolare a quelle di Sergio Corazzini. «Luigi Torsello, privilegiando un andamento prosastico, tipico della conversazione, si accorge che gli uomini sono distratti, lontani dalla poesia, che sembra svanire nell’aria, dimenticata – si legge nella premessa, ricalcando il significato del titolo scelto dall’autore -. Occorre re­cuperare la semplicità, il rapporto con gli altri, in una dimensione profonda. Condividere è una meta difficile perché si avverte tanta indifferenza e ostilità: “…guardo / e vedo solo uomini chiusi dentro scrigni, / serrati dall’interno…/ Cerco di ascoltare, / senza riuscire a comprendere / se c’è una chiave adatta, / capace di aprire / quegli scrigni”».

Si percepisce una solitudine dell’umanità, un’indifferenza profonda, contro cui il poeta cerca di lottare, come testimoniano proprio le parole della poesia che dà il titolo alla raccolta e che è posta in apertura: “Versi nel vento, sono i miei versi, / che fanno fatica a sensibilizzare / anime piene di indifferenza, / fastidiose, / come latrati di cani. // Io però continuo a scrivere versi nel vento”. Come un moderno Don Chisciotte, Torsello non rinuncia alla poesia e, contro l’ostilità, l’impassibilità della gente, continua a inseguire tenacemente il suo obiettivo di risvegliare, grazie a questa meravigliosa arte, coscienze assopite. C’è uno spiraglio di luce che si apre se solo si prova a  ricercare il senso profondo del vivere, soffermandosi sulle bellezze della vita, sulle meraviglie della natura, sul calore degli affetti, sul ricordo di chi non c’è più e che continua a vivere in chi resta, attraverso la valorizzazione dei momenti trascorsi insieme. A volte, per apprezzare la vita, è sufficiente osservare un sorriso. «Suoni, vibrazioni cromatiche e parole si fondono in un’armonia di notevole equilibrio» commenta infine Quasimodo, sigillando un giudizio lusinghiero.

È un’indole, quella del poeta, propensa all’apertura verso il mondo, verso gli altri, affascinata dalle relazioni che potrebbero nascere da un rapporto costruttivo tra le persone; tutte tematiche che attraversano il libro e che ne costituiscono la poetica.

Torsello, leccese di origine, è poeta, pittore e ceramista e proprio a Lecce, nel lontano 1979, fresco di diploma al Liceo Artistico Statale, ha organizzato e realizzato la sua prima personale di pittura e grafica. La vita, poi, lo ha portato a Roma, dove tutt’ora risiede, e prosegue un’intensa attività artistica, condivisa anche insieme alla compianta moglie (anche lei immersa nel mondo dell’arte), appassionandosi alla ceramica e frequentandone molte botteghe, fino a dar vita alla collettiva di pittura e ceramica a Palazzo Barberini a Roma, presso il Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia.

C’è sincerità e coerenza tra l’artista e l’uomo, che si riflette in questi versi che ci attirano proprio per la loro autenticità e per la scelta di un linguaggio vero, immediato che, allo stesso tempo, vibra di emozioni e di sogni. E di quelle speranze che, seppur dovessero restare soltanto chimere, fanno risplendere la vita.