Fortezze di Puglia: Il Castello di Sannicandro di Bari

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PUGLIA – Il primo nucleo del Castello di Sannicandro di Bari venne edificato in epoca normanna sui ruderi di un preesistente fortilizio di cui ancora non è stata accertata l’origine, se bizantina, saracena o longobarda. La struttura originaria, sede di un presidio militare, consisteva in quattro torri angolari collegate da una cortina che, sotto il regno di Ruggero II de Hauteville venne completato con l’edificazione di un corpo di fabbrica residenziale, quattro torri centrali, il portale di levante, il tutto circondato da un fossato. Nel 1133 prendeva possesso del castello il nuovo signore, Guido da Venosa, cui succedeva in seguito Guglielmo de Tot. La forza totale alloggiata all’interno consisteva in dieci unità di cavalleria pesante che, in caso di guerra, potevano raddoppiare.

In epoca sveva, sotto il regno di Federico II, il maniero venne ulteriormente ampliato per meglio rispondere alle nuove esigenze strategico-tattiche derivanti dalla sua nuova funzione di base logistica per il trasferimento di uomini e viveri destinati alla Terra Santa. L’imperatore fece edificare una cortina esterna e fece scavare intorno un nuovo fossato, mentre la torre centrale settentrionale veniva demolita ed al suo posto si edificava il palazzo signorile con tre finestre a bifora, protetto ai lati da due torri. In totale, in questo periodo, la fortezza presentava ben nove torri. Veniva inoltre approntato un passaggio segreto sotterraneo in direzione di Grumo, quale possibile via di fuga. Non abbiamo in questo periodo notizie di feudatari dimoranti nel castello, in linea con la politica accentratrice di Federico.

Subentrati gli Angioni, nel 1304 Carlo II d’Angiò concesse Sannicandro in feudo alla Basilica di San Nicola di Bari ed il suo castello venne utilizzato come sede amministrativa dell’azienda agricola della basilica, ospitando al pianterreno un frantoio ed un mulino. Il dominio ecclesiastico durò sino al 1806, quando venne promulgata la legge del Re di Napoli Giuseppe Bonaparte, fratello dell’Imperatore Napoleone, che aboliva il feudalesimo. Da quel momento il castello subì una serie di offese che finirono per deturparlo infatti, non potendo più contare sulle entrate garantite dal feudalesimo, dovendo garantire l’accumulo di fondi sostitutivi, il Capitolo di San Nicola di Bari fece aprire in più punti la cinta muraria esterna, addossandovi abitazioni, stalle, botteghe artigiane, che consentivano entrate sicure. Il fossato venne riempito, il passaggio segreto ostruito e le bifore trasformate in balconi. Nel 1967 finalmente il Comune acquistava il castello, dando inizio ad una serie di restauri che lo hanno reso fruibile al pubblico.

 

Per quanto riguarda la descrizione, riportiamo le parole del Bacile di Castiglione che scriveva agli inizi del ‘900 (G. Bacile di Castiglione, Castelli Pugliesi, Arnaldo Forni Editore, Bologna, Rist. 1978, pg. 257, 258, 259, 260): “Il Castello di Sannicandro di Bari ha in pianta la forma complessiva di un quadrilatero con uno degli angoli alquanto smussato. Lungo tre lati scorre una cinta turrita, […] Il quarto lato, quello rivolto a settentrione, costituito da una cortina fiancheggiata da due torri quadrate, comprende le antiche stanze baronali. Lungo questo lato è la facciata principale; delle finestre tre sole sono le antiche ora ridotte a balconcini […]. La cortina che forma la facciata principale, misura metri 34,50 di lunghezza e m. 16 circa di altezza. Delle due torri quadrate che la fiancheggiano, quella a sinistra di chi guarda misura m. 5,50 di lato e quella a destra, crollata o demolita quasi del tutto m. 9,70 di lato. dalla torre a sinistra, si stacca in prolungamento della facciata, un muro di cinta, che ripiega poi parallelamente al lato orientale: lo spazio compreso fra questo muro e le cortine […] è oggi tutto occupato da piccole case e botteghe. Entro codesto primo recinto, che doveva essere preceduto da fossato, si accedeva alla porta che vedasi murata nel tratto di muro rivolto a settentrione […] Vicinissima all’angolo nord-est segue sul lato orientale un’altra torre pentagona, e tra l’una e l’altra scorre un breve tratto di cortina[…]” In merito all’utilizzo di queste torri, più avanti (Ibidem pg. 260, 261): “La torre quadrata all’angolo nord-est rispondeva alle tradizionali regole della fortificazione antica; rafforzare l’angolo, punto per se stesso debole e tanto maggiormente debole quanto più acuto, e fiancheggiare le cortine, che ad essa mettevan capo. Compito della torre pentagona era quello di battere dall’interno l’ingresso del recinto, e data la scarsissima gittata delle armi nevrobalistiche, si è fatta sporgere questa torre più dell’altra, e le si è data forma pentagona per ottenere i seguenti vantaggi:

  1. battere mediante una delle faccie (SIC) del sagliente più direttamente la porta.
  2. rendere più avanzata l’azione della difesa.
  3. aumentare, a parità di larghezza della torre, il perimetro di questa, e quindi il numero efficace dei suoi difensori.

 

Cosimo Enrico Marseglia