Il Castello di Mesagne e il fantasma di Leta

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MESAGNE (Brindisi) -Molti storici presumono che già sotto la dominazione bizantina fosse presente in Mesagne un presidio militare fortificato o Castrum, con funzioni di difesa e di controllo delle vie di comunicazione del territorio. Tuttavia la costruzione di un primo nucleo del castello risale probabilmente alla dominazione normanna verso la seconda metà dell’XI secolo. Intorno al 1195 Mesagne viene assegnato come feudo all’Ordine dei Cavalieri Teutonici ed alcuni atti rogati da Federico II di Svevia sanciscono l’obbligo per i Mesagnesi di ristrutturare la torre a spese loro.

Nel 1256 Manfredi, figlio di Federico, per combattere una lega a lui ostile formata dalle città di Brindisi, Lecce, Oria e Mesagne, dapprima assediò quest’ultima, quindi la prese devastandola. Anche la fortezza subì gravi danni tuttavia fu utilizzata dallo stesso Manfredi come base logistica per la successiva manovra offensiva contro Brindisi.

 

Furono gli Angioini, nel 1276, a ricostruire la cittadina ed a restaurare il suo castello tuttavia, in un manoscritto risalente alla fine del XVI secolo, lo storico Cataldo Antonio Mannarino ci informa che nella prima metà del XV secolo il nucleo antico del castello fu abbattuto per volere del Principe di Taranto e Conte di Lecce Giovanni Antonio Orsini del Balzo perché giudicato pericolante ed al suo posto venne eretto il torrione, circondato da un fossato scavalcabile con un ponte levatoio ligneo non più esistente e probabilmente posto sul versante sud, dal momento che proprio su tale lato si trovano le sole feritoie e caditoie attraverso le quali venivano lanciati oggetti vari per frenare o arrestare l’assalto nemico. Da una pianta riportata dallo stesso storico si evince che alla fine del XVI secolo Mesagne aveva una cinta muraria rinforzata da 22 torrette.

Nel XVII secolo, sotto la signoria della famiglia De Angelis che affida i lavori all’architetto e sacerdote Francesco Capodieci, il Castello di Mesagne viene sottoposto ad interventi di ampliamento ed a modifiche, venendo ad assumere l’attuale aspetto. Al Capodieci si deve la progettazione dei piani superiori, nonché la capacità di armonizzare i nuovi ambienti con quelli precedenti con uno stile tipicamente barocco. Anche il torrione fu arricchito con l’aggiunta di finestre barocche.

Durante i primi anni del XX secolo in alcune stanze del versante sud vi fu un asilo infantile gestito dalle suore Antoniane, in seguito gli stessi locali furono utilizzati come laboratorio per la lavorazione dei tabacchi. Nel corso di alcuni scavi archeologici è stata trovata nella struttura una tomba di epoca messapica.

Dal 1973 il Castello è proprietà del Comune che lo acquistò dal Marchese Granafei.

La parte più antica della struttura, come abbiamo visto è il torrione ricostruito su disposizione di Giovanni Antonio Orsini del Balzo, che presenta una pianta quadrangolare ed è munito di beccatelli e merlature in alto, inoltre si notano le già citate feritoie e caditoie. La struttura della restante parte è rettangolare, ma risulta estremamente manomessa in seguito alle aggiunte e modifiche barocche. Il castello ha infatti perso del tutto l’originale assetto, acquistando le sembianze di residenza signorile fortificata.

E dopo l’aspetto militaresco del maniero, veniamo a parlare dell’immancabile fantasma che, secondo antichi racconti, si aggira nei suoi pressi.

Più di 700 anni fa viveva a Mesagne una bellissima fanciulla nobile di nome Leta, forse vivente nel castello o comunque strettamente imparentata con il castellano. L’incorreggibile Cupido, sicario di Venere, scagliò i suoi dardi fatali contro la poveretta che si  innamorò di un ragazzo più povero e privo di sangue blu. Osteggiati dalla famiglia di lei, i due giovani fuggirono insieme, ma i fratelli della ragazza li inseguirono e li raggiunsero in una casa di campagna dove i malcapitati si erano rifugiati. Il giovane fu ucciso mentre Leta, nel tentativo di scamparla, si era rifugiata nel forno della casa. Allora i suoi fratelli misero fuoco alla legna che era nel forno e la povera Leta finì i suoi giorni arsa viva. Da quel triste momento la tradizione vuole che il suo fantasma vaghi senza pace nelle campagne intorno a Mesagne e talvolta fra le mura del castello. Più di qualcuno giura di averla vista, bellissima e triste…

Cosimo Enrico Marseglia