Una vicenda cruenta alle origini di Oria

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Oria, splendida cittadina arroccata su una collina dalla quale domina la piana sottostante sino al mare, è famosa per il suo Castello Svevo, dove ebbero luogo le nozze per procura fra il “Puer Apuliae”, l’Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia e Gerusalemme Federico II con Isabella di Brienne, per le sue stradine che richiamano alla memoria scenari medievali di grande suggestione, specialmente durante le giornate federiciane nel mese di agosto, quando tutto sembra tornare indietro nel tempo, sino al giorno di quel matrimonio ….

Le origini di Oria si perdono nella notte dei tempi, infatti sembra che la città sia stata già popolata in epoche molto antiche, un po’ per la sua posizione, un po’ per la fertilità del terreno. Chiunque arrivi da fuori, noterà sicuramente in lontananza una strana, quasi magica, nebbiolina che sembra avvolgere costantemente la cittadina. Da essa nasce il detto popolare del luogo: “Oria fuma e Francavilla guarda”. Intorno alle origini di quella foschia, si racconta di un oscuro episodio avvenuto al tempo della costruzione della città. Secondo la leggenda, infatti, pare che, durante l’erezione della cinta muraria, questa crollasse ogni notte vanificando, così, il lavoro compiuto il giorno dagli operai. I sacerdoti ed i maghi della città ne avrebbero attribuito la causa alla presenza di uno spirito maligno dimorante sulla collina e, per placare la sua ira, proposero di uccidere un bambino e di seppellirlo sotto le mura. Il metodo avrebbe in effetti placato l’ira del demone, poiché da quel giorno non fu più riscontrato alcun crollo della cinta, tuttavia la madre della vittima cercò per giorni interi il suo piccolo, fin quando non venne a conoscenza del sacrificio. Fu allora che, scatenando tutta la sua collera di madre, maledì per sempre la città dicendo: “Come fuma il mio cuore, così Oria possa fumare in eterno”:

È singolare osservare che, in tempi più recenti, una vicenda analoga sarebbe accaduta nel lontano Galles, per la precisione al tempo in cui il Re Vortigern cercava di edificare una nuova fortezza che, come nel caso di Oria, crollava durante la notte. Anche in quell’occasione i sacerdoti affermarono che bisognava mischiare alla malta il sangue di un bambino nato senza padre. Quella volta, però, il sacrificio non andò a buon fine perché il bambino in questione altro non era che il mitico mago Merlino che, grazie ai suoi poteri, riuscì a smascherare gli incompetenti sapientoni. Due leggende così simili a tanti chilometri di distanza, forse, allora, non siamo poi tanto lontani nel tempo e nello spazio…

 

Cosimo Enrico Marseglia