Alla scoperta del Salento: La leggenda della faccina, una storia d’amore d’altri tempi

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LECCE – “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse …” fa dire Dante a Francesca nel Quinto Canto dell’Inferno. Amore, questo sentimento bello, ma anche talvolta sfortunato, inappagato, sofferto, contrastato, non corrisposto  …. Quanti delitti sono stati commessi in tuo nome? Quanti suicidi? Ahimè, anche guerre, basti pensare alla Guerra di Troia, scoppiata a causa di, vedi un po’, una donna … oppure il conflitto che oppose il Sommo Re di Britannia Uther Pendragon che intendeva soffiare, come poi accadde previa morte in battaglia del rivale, la bella Ygraine al legittimo marito, il Duca Gorlois di Cornovaglia. Tralasciamo i tormenti del quartetto Sigfrido, Brunilde, Crimilde e Gudrun dell’Oro del Reno che è meglio …

Ma l’Amore, questo conflittuale sentimento, frutto dei dardi che il sicario di Venere a tradimento elargisce, ha anche i suoi monumenti, i suoi posti sacri. Parigi, ad esempio è la città dell’Amore per eccellenza, meta di romantici viaggi e cene a lume di candela. A Roma un tempo gli innamorati si giuravano eterna fedeltà ponendo la mano nella bocca della verità e, in caso di spergiuro, la detta bocca si sarebbe serrata rendendo monco il traditore … Che dire poi del Pont du Secret, il ponte del segreto nella foresta di Paimpont, in Bretagna, dove Lancillotto e Ginevra si sarebbero incontrati, appunto segretamente, per la loro prima scappatella ai danni di Artù? A pochi chilometri poi c’è anche la pittoresca Valle senza Ritorno dove, a causa di un incantesimo ordito dalla fata Morgana dopo un tradimento di un suo amante, ogni cavaliere infedele che vi entra, non riesce più a trovare la via d’uscita e vi rimane prigioniero. Ragazzi attenzione se fate un viaggio in Bretagna con la coscienza sporca … Sempre in loco c’è anche la Tomba di Merlino che però secondo la leggenda non è un sepolcro bensì un invisibile castello d’aria in cui la fata Viviana rinchiuse il mago dopo avergli carpito tutti i segreti magici, e solo lei può ancora andare a trovarlo, concedendogli pochi istanti d’amore … Il bello è che lui conosceva la fine della storia ma non seppe opporsi.

A Perpignan, nel sud della Francia, la cattedrale è custode di un altro monumento all’Amore, i corpi del trovatore Guillem de Cabestaing e di Donna Soremonda, moglie del malvagio Messer Raimon de Roussillon che, una volta scoperta la tresca dei due amanti, uccise Guillem, gli strappò il cuore e lo fece cucinare, indi lo servì all’ignara consorte. Non appena questa seppe l’origine del sinistro pasto, dichiarando che non avrebbe più toccato altro cibo dopo uno così succulento, si gettò dalla finestra. Ma non possiamo dimenticare Verona, dove si trova il più celebre balcone d’amore, meta di amorosi pellegrinaggi di innamorati persi….”O Romeo, Romeo, ma perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, rinuncia al tuo nome; e se non vuoi farlo, basta che tu giuri di essere il mio amore perché io non sia più una  Capuleti”.  (W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, atto II, scena II). Peccato però che i suddetti innamorati non siano mai esistiti, essendo solo due personaggi frutto della mente e della penna del grande Shakespeare … il loro balcone però esiste veramente … Paradossi!!! Ebbene anche Lecce può vantare un monumento all’amore, non solo, ma si può anche scegliere fra due differenti alternative … ma procediamo con calma.

Entrando da Porta San Biagio, si proceda diritti lungo Via dei Perrone, fino a superare la chiesa di San Matteo ed imboccando Via Federico d’Aragona. Dopo poche decine di metri si arriva all’incrocio della suddetta via con Vico del Theutra: siamo sul punto X …. Voltarsi a sinistra in direzione di Piazzetta Epulione dove sbuca appunto Vico del Theutra, quindi alzare lo sguardo sullo spigolo del palazzo a sinistra ed ecco che, più o meno a metà altezza appare una faccina, un visino, un visetto femminile …. chi mai sarà? Esistono, come dicevo due versioni, la prima, senz’altro la più romantica, narra che in quel palazzo abitava un giovanotto mentre su quello di fronte viveva una bella fanciulla. Guardandosi ai balconi, a poco a poco furono vittime del dardo d’amore scagliato dall’impertinente figlio di Venere ma il sentimento fu aspramente contrastato dalla famiglia di lei. Non trovando via d’uscita, la giovane, ahimé, si suicidò. Il ragazzo, follemente innamorato, fece scolpire il volto della fanciulla sul suo palazzo, in modo da continuare e vederla..

La seconda versione, meno romantica della prima, racconta che in quel palazzo viveva la nonna di Sigismondo Castromediano, alla cui morte l’inconsolabile ed innamorato marito ne fece scolpire il volto. Ognuno è libero di scegliere la versione che più gli aggrada.

Concludo questa mia disquisizione sull’Amore e torno a scrivere di guerra, argomento in cui sono certamente più ferrato, giacché le manovre del nemico sono più facilmente prevedibili di quelle dei partners, ma prima voglio congedarmi cosi come ho cominciato, citando il Sommo Poeta ed in particolare gli inizi di tre terzine, la cui prima parola è Amor, sempre dal Quinto Canto dell’Inferno, che possano essere di auspicio ma anche … di monito:

“Amor che al gentil cor ratto s’apprende […]

Amor che nullo amato amar perdona […]

Amor condusse noi ad una morte […]”

 

 di Cosimo Enrico Marseglia