Palazzo della Marra a Barletta: le opere di Giuseppe De Nittis e il racconto di una vita finita troppo presto

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Palazzo della Marra a Barletta è un perfetto esempio di riqualificazione di un edificio storico la cui destinazione d’uso si è integrata perfettamente con la vocazione turistica della città e la volontà di offrire una degna collocazione alle opere di un artista Barlettano che ha reso onore alle sue origini nonostante la vita lo abbia portato a vivere oltre i confini dell’Italia: Giuseppe De Nittis.

Edificato nella seconda metà del 1500 per volere di Lelio Orsini, nobile di origini napoletane, alla sua morte avvenuta nel 1633, fu acquistato dalla famiglia Della Marra che lo abitarono per oltre un secolo, fino al 1743.

Disposto su tre piani, il palazzo si caratterizza per un portone sulla cui cima campeggia il fregio dei Della Marra, mentre ai lati si ergono le allegorie della vecchiaia e della giovinezza.

Il balcone baroccheggiante è sorretto da cinque mensole ornate da figure mostruose raffiguranti cani e grifoni che terminano con maschere dalla bocca spalancata in un urlo silenzioso.

Varcando il portone d’ingresso è possibile ammirare la loggia magistralmente affrescata con le allegorie delle stagioni della vita.

Dopo i Della Marra, nel XVIII secolo il palazzo passò in mano alla famiglia Fraggianni e nei primi anni del 1900 fu di Donato Ceci, finché nel 1958 divenne di proprietà statale e nel 1971 si diede il via ai lavori di restauro.

Nel 2007 Palazzo Della Marra ospita le opere di Giuseppe De Nittis, il massimo esponente pugliese della corrente artistica dell’Impressionismo.

La Pinacoteca comprende una collezione di 146 quadri, 65 disegni, vari libri ed un epistolario donati alla città di Barletta da Léontine Gruvelle, moglie amatissima di De Nittis.

La collezione fu svelata al pubblico nel 1920, ma la prima collocazione non era adeguata, così nel 1923 le opere furono spostate nella scuola “M.d’Azeglio” e nel 1929 il palazzo San Domenico fu inaugurato come Museo-Pinacoteca De Nittis.

Con l’inizio della guerra la collezione fu spostata a Castel Del Monte, per poi essere riportata a San Domenico e nel 1992 fu nuovamente spostata nelle sale del castello.

Bisognerà aspettare il 2007 perché le oltre 200 opere trovino finalmente e per sempre una casa in Palazzo Della Marra.

All’interno di Palazzo Della Marra il silenzio regna sovrano, i visitatori passeggiano tra le opere esposte completamente immersi nell’armonia dei colori.

La vita di Giuseppe De Nittis, la sua passione smisurata per l’arte, per la pittura, per le vedute delle città in cui ha soggiornato, è tutta racchiusa in questa pinacoteca ed è ricostruibile attraverso le opere sapientemente suddivise in percorsi tematici.

Giuseppe De Nittis non ebbe molto tempo per realizzare tutti i suoi progetti, morí a soli 38 anni per una congestione cerebrale e polmonare, la sua infanzia fu segnata dalla perdita dei genitori, del padre in particolare, che arrestato per motivi politici e imprigionato nelle carceri borboniche, due anni dopo essere tornato libero, si suicidò.

De Nittis e i suoi tra fratelli maggiori crebbero con i nonni paterni, in quel periodo, fu allievo del pittore Barlettano Giovanni Battista Calò dal quale apprese le tecniche pittoriche dell’ambiente napoletano.

Nel 1861 De Nittis si trasferì a Napoli per seguire il fratello, che nel frattempo, alla morte dei nonni era stato nominato suo tutore e si iscrisse all’Istituto di Belle Arti, ma aveva un carattere ribelle, poco incline ad ascoltare i maestri e rispettare le regole, così in breve tempo fu espulso.

Quella che doveva essere una punizione esemplare, si rivelò la sua fortuna, così pago della libertà conquistata, con Marco De Gregorio, Federico Rossano e Adriano Cecioni fondò la Scuola di Resina.

Trascorreva intere giornate all’aperto dipingendo en plein air, finché nel 1864 si presentò ufficialmente al panorama artistico partenopeo in occasione della III Promotrice napoletana.

I piedi scattanti del giovane De Nittis presero il largo dirigendosi verso Parigi, che diventò la sua città del cuore, tanto che nel 1868 decise di stabilirvisi e solo un anno dopo incontrò il suo amore più grande, colei che sposerà e alla quale dedicherà alcuni tra i suoi quadri più belli: Léontine Lucile Gruvelle.

Lèontine fu per De Nittis madre, amante, amica, confidente, era una donna colta e raffinata che riuscì a convogliare nella loro dimora i più illustri nomi della società francese, come la principessa Mathilde Bonaparte, Alexandre Dumas figlio, Eduard Manet, Edgar Degas.

Nei suoi primi anni Parigini, De Nittis dipinse delicate e affascianti vedute della città, finché la guerra franco-prussiana lo costrinse a tornare in Italia, dove proseguì la sua ricerca artistica lavorando soprattutto sui paesaggi intorno a Vesuvio e approfondendo la tecnica.

Tornato a Parigi, fu accolto con tutti gli onori e gli venne riconosciuta la fama di cronista della vita urbana, gli si spalancarono le porte dei Salon e i più grandi artisti dell’epoca facevano a gara per conoscerlo e confrontarsi con lui.

Anche Londra conobbe l’arte di De Nittis, nella capitale inglese infatti si recò periodicamente a partire dal 1874 ed ebbe modo di incontrare collezionisti e marcanti d’arte.

Tornò in Italia nel 1880 per partecipare all’Esposizione Nazionale di Torino, nel frattempo conobbe gli usi e costumi del Giappone, sperimentò nuove tecniche e ne riscoprì altre, come ad esempio il pastello.

La sua morte prematura, avvenuta la mattina del 21 agosto 1884 sconvolse tutti, Alexandre Dumas figlio volle scrivere l’epitaffio per la sua lapide, fu sepolto nel cimitero monumentale di Père Lachaise.

Claudia Forcignanò