CASTROMEDIANO (Lecce) – Oggi le persone e le famiglie si godono il fresco serale estivo sulle panchine nel parco di Castromediano intitolato ad “Adele Savio di Bernstiel”, l’amore del Duca Sigismondo Castromediano che ha dato il nome alla frazione che oggi conta 5.681 abitanti.
Vengono anche da Lecce e dai comuni vicini. Soprattutto per fare giocare i bambini sulle attrezzature ludiche di cui il parco è stato dotato dall’amministrazione comunale di Cavallino.
Pochi però ricordano che il parco è stato inaugurato il 13 ottobre 2013, una domenica di cinque anni fa, dopo un iter amministrativo dei più impegnativi.
Ma com’era il campo Bisanti prima di diventare un polmone verde per la Frazione?
Era un «reperto» dell’archeologia sportiva dimenticato da tutti. Dal 1968, per oltre 15 anni, è rimasto abbandonato, complice l’incuria dei responsabili.
Il giornalista sportivo Vittorio Renna, nel suo libro “Il primo secolo di calcio a Lecce”, nel 2008, così descrive la storia di questo appezzamento di terreno alla periferia di Lecce, oggetto di liti amministrative con la Figc, la Federazione del Gioco Calcio, per oltre 40 anni.
«Il campo sportivo “Tommaso Bisanti” sorto sulla via Leuca, rione Castromediano (feudo di Cavallino) è stato inaugurato il 4 ottobre 1953 (domenica), alle ore 9,30.
E’ stato realizzato dalla FIGC a uso esclusivo del settore giovanile. E’ intitolato all’ex giocatore del Lecce Tommaso Bisanti, nato il 5 marzo 1912 a Lecce e deceduto durante la guerra, nella Campagna di Russia, col grado di sergente, a Nazaroff, lungo il fiume Don, il 19 dicembre 1942.
All’inaugurazione oltre al Presidente della FIGC, l’ing. Ottorino Barassi, sono presenti varie autorità sportive, civili, militari e religiose della regione e soprattutto della nostra provincia. La benedizione del nuovo campo è impartita dall’Arciprete di Cavallino, don Teodoro Gigante. La “madrina” della cerimonia è la sorella del giocatore, la signora Annunziata Bisanti. Alla fine dell’inaugurazione segue una partita tra due squadre formate dai migliori giovani calciatori delle squadre cittadine. Gioca anche Antonio (detto Mimmo) Renna.
Questo nuovo campo avrà un ruolo importante per le squadre minori della città ma, purtroppo, non avrà vita lunga. Dopo appena quindici anni, per l’incuria e lo scarso amore verso lo sport da parte dei responsabili, sarà abbandonato a un triste destino, quello di un inaccessibile rudere»