PUGLIA – 11 novembre. Estate di San Martino e giorno in cui, secondo tradizione, ogni mosto diventa vino. Ovvero quando tutti i sacrifici di un anno cominciano a trasformarsi in un nettare prelibato. È stato così ieri a Ferentino per le squadre pugliesi e lucane al il Giro d’Italia Ciclocross, che dopo un avvio di stagione rapido e polveroso (a dirla tutta lo sono state anche le gare di Coppa del Mondo – chiedere spiegazione ai cambiamenti climatici) trova il suo primo appuntamento col fango, componente fondamentale di questa disciplina invernale. Sul percorso disegnato dalla Romano Scotti e dalla MTB Ferentino nella cornice del Parco delle Molazzete (sotto l’egida Federazione Ciclistica Italiana) la terra bagnata e appiccicosa ha costretto tutti gli atleti a mostrare le carte in tavola, facendo emergere piacevoli sorprese e garantendo solide riconferme.
Ed è una maglia tricolore tutta pugliese ad emergere dal fango, anche perché grazie alla sua guida pulita – c‘è chi direbbe chirurgica – Ettore Loconsolo(team Eurobike) è stato uno dei pochi ad arrivare sulla finish-line ben riconoscibile. Con una tattica di squadra impeccabile in casa Eurobike, che ha ricordato grossomodo quella con cui il biscegliese ha conquistato il titolo italiano a Roma Capannelle, Vittorio Carrer (poi 2°) ha sfiancato nel primo giro l’ardua resistenza della maglia rosa Gioele Solenne (Team Bramati, 3°), che ha dovuto vedersela con due avversari per certi versi inediti, non ancora emersi nella velocissima prima parte del Giro. «Finalmente sto quasi entrando nella forma migliore, sono felice di questa prestazione e dell’eccellente lavoro di squadra in casa Eurobike. Oggi prima gara sul fango, ma un po’ strano, c’è un sole che spacca le pietre e contemporaneamente un terreno che sembra narrare di una pioggia incessante è il commento felice di Loconsolo – Percorso bello, tecnico, mi sono divertito alla grande». Palpabile l’emozione anche del suo compagno in neroverde Vittorio Carrer, che così gli fa eco: «Ciascuno ha il suo stile, io ho preferito avere più tratti a piedi, dove riuscivo a progredire meglio, mentre Ettore riusciva a spingere la bici nei tratti morbidi. Benissimo così, siamo sulla squadra giusta».