Otranto, da terra messapica a patria dei Martiri

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Incuriositi dal ricco ed interessante passato della terra salentina, è opportuno passare in rassegna le principali località costiere di quella che fu la Messapia soffermandoci sugli aspetti storici, culturali e naturali di questi luoghi che, meritatamente e soprattutto oggi, sono diventati mete famose del turismo di tutta Italia ed Europa.

Si comincerà proprio dalla splendida cittadina di Otranto, da sempre conosciuta per la testimonianza cristiana sul finire del XV secolo e per la ricchezza dei monumenti storici, ambita per lo splendore della costa e del mare azzurro e incontaminato.

Originariamente questo luogo, che secondo alcuni era semplicemente un porto appartenente a Lecce, ebbe il nome messapico “Hydrus”, che poi i Greci tradussero in “Hydron”, in seguito anche “Hydronton” e “Hidrenton”; mentre per i Latini era “Hydruntum”(derivante dal fiumicello ‘Idro’, che sfocia nel porto), fino ad arrivare all’attuale “Otranto”. Il suo nome è legato alla radice ellenica che indica “l’acqua”, di cui la città e il territorio sono abbondantemente provvisti.

La memoria storica rileva che numerose furono le dominazioni che si avvicendarono in questo luogo, tra cui, degna di particolare menzione, fu quella dei Romani. L’evento più importante sotto l’Impero romano fu l’approdo di S. Pietro proveniente da Antiochia nel 43 d.C., che predicò il Vangelo e fece edificare una piccola chiesa che probabilmente fu la prima cattedrale. La definizione di “Terra d’Otranto” – che erroneamente alcuni storici locali attribuiscono a Carlo d’Angiò – fu data invece da Giustiniano che elevò la città a capoluogo della regione. Dopo l’arrivo dei Saraceni e dei Normanni, guidati da Roberto il Guiscardo, e altre vicende di guerra a cui gli Idruntini riuscirono fieramente ad opporsi, giunse il 27 luglio 1480 Ahmed Pascià, comandante della flotta dell’imperatore dei Turchi Maometto II. Tale avvenimento storico non può essere ignorato per la crudeltà e l’efferatezza degli avvenimenti. Con le sue 200 navi e 100.000 fortissimi guerrieri, cinse d’assedio Otranto con armi e macchine da guerra di ogni genere. La città, benché colta alla sprovvista, povera di guarnigioni e priva di cannoni, riuscì a resistere fino al 12 agosto  ma, in seguito, gli Idruntini ormai sfiniti, decimati, perduta ogni speranza di soccorso e morto il loro valente generale Francesco Zurlo, furono costretti ad arrendersi e a lasciare la loro città in balia dello straniero: gli Ottomani, entrati in città, non risparmiarono nessuno. Trucidarono in chiesa tutti i sacerdoti, uccidendo alcuni sugli altari mentre celebravano. L’arcivescovo della città Stefano Pendinelli fu sgozzato sul suo stesso seggio vescovile. Gli spietati invasori deturparono, violarono, profanarono in mille modi la chiesa che poi trasformarono in scuderia. Non ancora soddisfatti, fecero trascinare sul vicino monte della Minerva 800 uomini legati a coppia, a cui promisero vita e libertà se avessero rinnegato Cristo. Essi preferirono morire piuttosto che rinnegare la loro fede e il primo a dare l’esempio fu il sarto Antonio Grimaldo, detto per questo Primaldo: si racconta che una volta sgozzato, il busto rimase in piedi finché l’atroce martirio non giunse a compimento. La fama di un atto così atroce si diffuse in tutta Italia: così il re Ferdinando d’Aragona affidò la riscossa al Conte Giulio Acquaviva e, successivamente, al figlio Alfonso, duca di Calabria, che giunse ad Otranto il 15 giugno 1481. L’8 settembre dello stesso anno la città venne finalmente liberata e gli Aragonesi s’impegnarono a ricostruire quella parte della città distrutta dagli invasori. Nel 1539, grazie alla testimonianza di persone autorevoli e competenti, furono riconosciute le virtù dei Martiri e furono proclamati protettori della città.

Altre invasioni si susseguirono sulle coste della terra d’Otranto, data la sua posizione sul mare: pirati, nuove spedizioni turche, Veneziani e in seguito Francesi, ma nessuna occupazione raggiunse la crudeltà di cui furono vittime gli Idrutini nel 1480.

Questo passato così tormentato dà ulteriore valore all’orgogliosa fierezza degli abitanti di questa terra, nei quali sono fortemente radicati patriottismo e fede. Ma oltre all’importanza della storia si deve necessariamente evidenziare anche la bellezza di questa cittadina adriatica, così come si presenta oggi ai nostri occhi. Ma di ciò si tratterà nel prossimo articolo.

Gionata Quarta