Venerdì 10 gennaio debutta la nuova produzione della Compagnia Diaghilev. Repliche sino domenica 26 gennaio

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MOLA DI BARI (Bari) – Con la farsa dalla vis scabrosa, «L’uomo, la Bestia e la Virtù» di Luigi Pirandello, per la regia di Paolo Panaro, la Compagnia Diaghilev torna in una scena nel 2020 con una nuova produzione al Teatro van Westerhout di Mola di Bari, dove lo spettacolo debutta venerdì 10 gennaio con repliche sino al 26 gennaio (dal mercoledì al sabato ore 21, la domenica ore 19). Sul palco, con lo stesso Panaro, Altea Chionna, Deianira Dragone, Alessandro Epifani, Francesco Lamacchia, Mario Lasorella e Riccardo Spagnulo. Scene di Michele Tataranni, costumi di Francesco Ceo, luci di Giuseppe Ruggiero.

La commedia, dai toni stranamente libertini e scollacciati, venne pubblicata nel 1919. La prima rappresentazione fu accolta sfavorevolmente dal pubblico e dalla critica, tanto singolare è lo sviluppo farsesco e a forti tinte del dramma, da rivelare apparentemente persino un fondo di cinismo. Tuttavia Marco Praga, a capo della compagnia del Teatro Manzoni di Milano e critico teatrale, capì che Pirandello «sotto l’apparenza della farsa» aveva voluto «una satira tragica e atroce, una mascherata da trivio imposta ai valori astratti, morali e religiosi, dell’umanità». Sebbene accolta in Italia con freddezza, la commedia (un apologo in tre atti) ebbe un’immediata fortuna all’estero.

I protagonisti di quest’amara e cupa farsa, che nel 1953 divenne anche un film diretto da Steno con Totò, Orson Welles e Vivianne Romance, sono un uomo arrogante e dispotico, la moglie, una donna remissiva, che il marito costringe ad una vita grama e senza gioie, e l’amante di lei, un modesto professore profondamente innamorato della donna. Ed è attraverso questo scandaloso triangolo che tornano i temi cari a Pirandello: l’ipocrisia, la finzione e le maschere che l’uomo indossa per scelta nella società borghese, alternando la propria identità tra verità e menzogna, fino a rendere indecifrabile la distinzione tra le due condizioni.

La prima maschera, quella dell’Uomo, appartiene al professor Paolino, il quale sotto il suo aspetto distinto, nasconde una scandalosa tresca con la signora Perella, la maschera della Virtù, moglie fedele e devota alla famiglia e al marito, un violento e rozzo capitano di marina, che avendo abbandonato la donna per rifarsi una famiglia a Napoli, appare agli occhi della gente con la maschera della Bestia. La vita delle tre maschere, fatta di ipocrisie, potrebbe procedere tranquillamente a gonfie vele, ma la signora Perella rimane distrattamente incinta. E l’integerrimo professor Paolino dovrà escogitare altre menzogne per non precipitare, con la sua amata, nell’abisso della vergogna. Così, proverà a invogliare il capitano ad avere un rapporto sessuale con la moglie e, in seguito, a convincere tutti che la signora è rimasta incinta della Bestia. Ma il destino riserva sorprese.