Omar Pedrini incanta Alberobello

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ALBEROBELLO (Bari) – «La parola è il condottiero della forza umana». Esordisce così Omar Pedrini che venerdì 17 gennaio si è esibito sul palco del Cinema Teatro dei Trulli in uno dei tre appuntamenti proposti dalla kermesse culturale FestivArts, format ideato da Domi Ciliberti sotto la direzione artistica di Pino Savino, ed il patrocinio del Comune di Alberobello. Quasi due ore di musica, compresi due acclamatissimi bis, con il suo «Dai Timoria ad oggi», ritmata da racconti di vita del cantautore bresciano, considerato l’ultima rock star italiana, con alle spalle un’incessante attività di produzione musicale che dura da oltre 25 anni. Un dialogo intimo, personale e coinvolgente che Pedrini ha stabilito con il numeroso pubblico in sala (una sala che «mi ha ispirato un video per il suo stile alla Kubrick», ha detto l’artista) che è andato in visibilio per alcune delle sue canzoni più amate e conosciute, suonate in versione elettroacustica in coppia con il talentuoso ventiduenne Simone Zona. «Mi serviva un chitarrista e quando mi hanno chiesto di iniziare una selezione, ho pensato di dare un’opportunità a lui, così giovane ma anche già così bravo. Lo avevo sentito per caso suonare le mie canzoni e ne ero rimasto piacevolmente sorpreso. In questa Italia per vecchi, oggi mi sento come se avessi il ragazzo di bottega. Era il mio back liner, oggi duetta con me sui palchi di tutta Italia». Senza vento, 2020, Lavoro inutile, Come se non ci fosse un domani, Verso oriente, Caldissimo shock, Sole spento, Sangue impazzito, pezzi travolgenti, intensi, carichi di quel pathos che da sempre ha contraddistinto la scrittura di Pedrini, sin dagli esordi con il gruppo fondato con Francesco Renga, che come solista, accompagnati da canzoni di altri grandi del panorama musicale internazionale. «Negli anni ottanta sembrava un’eresia fare rock in italiano, eppure sono stati loro ad ispirarmi: i PFM» spiega prima di interpretare Impressioni di settembre. E, ancora «Ora che siamo tornati in tempi carichi di echi di guerra, la preghiera di Bob Marley la sento sempre più dentro, più nel profondo», riferendosi a Redemption song consigliando agli spettatori di ascoltare la versione di Joe Strummer, ex frontman dei Clash. Così come ricorda Luigi Veronelli, suo caro amico, definendolo, soprattutto, «un grande maestro di libertà, di pensiero, uno che non si è mai fatto condizionare da niente e nessuno». La calorosa accoglienza dei tanti fan lo hanno spinto anche ad aprirsi su vicende personali legate alla propria salute, raccontando anche dei suoi tre interventi al cuore che lo hanno costretto a periodi di immobilità e lunghe riabilitazioni. Ha anche confessato le origini della canzone Caldissimo shok pensata in una stanza d’ospedale dopo aver assistito ad una scena inconsapevolmente erotica di un’infermiera. «Mentre là fuori pensavano alla rockstar moribonda, io, immobile in un letto, mi sentivo molto Lino Banfi», ha scherzato suscitando la forte risata del pubblico «E mi ha fatto sempre sorridere pensare che sia una delle canzoni più ricordate». Omaggio anche a al grande Neil Young con «My my, hey hey» in una versione personale e sentita che ha dedicato a tutte le anime rock presenti. «E non vi sbagliate: il rock non è morto. Si sta solo riposando un pochino». Ultimo appuntamento con FestivArts edizione invernale, il prossimo venerdì 24 giugno, sempre al Cinema Teatro dei Trulli alle ore 21.00, con Michele Placido e lo spettacolo «Serata d’onore» accompagnato dai musicisti Gianluigi Esposito e Antonio Saturno. FestivArts è un contenitore di incontri straordinari, un crocevia delle varie espressioni della creatività umana, un format unico e originale che mira alla valorizzazione e alla condivisione della bellezza dell’arte in ogni sua forma.