Due altri appuntamenti online per mantenere vivo il rapporto tra teatro e pubblico, penalizzato in questo momento particolare per tutti e che sta inevitabilmente penalizzando il settore artistico e tutti coloro che ne fanno parte.
La compagnia TerramMare Teatro e l’Amministrazione Comunale di Nardò sono lieti di invitarvi ad assistere a due spettacoli di residenze teatrali di alto spessore artistico: domenica 21 marzo con “Kore” del Teatro delle Forche e lunedì 22 marzo con “Decameron” della Compagnia Diaghilev: entrambi gli appuntamenti saranno trasmessi in streaming alle ore 19 sul canale Youtube “Terrammare Teatro”
“KORE”
Produzione Teatro delle Forche
Con Giorgio Consoli, Erika Grillo, Giancarlo Luce, Ermelinda Nasuto
Regia di Giancarlo Luce
Lo spettacolo è tratto dal mito di Persèfone, chiamata anche Kòre che in greco vuol dire “giovane donna”. Figlia di Demetra e Zeus, viene rapita e portata negli inferi contro il suo volere da suo zio Ade dopo che questi perde la testa per lei. Qui Persefone cade in trappola: rifiutandosi di mangiare ogni altra cosa, accetta di mangiare solo sei chicchi di melograno, senza sapere che mangiare i frutti degli inferi comportasse il rimanerne prigionieri per l’eternità. Demetra non si rassegna alla perdita della figlia e alla fine riesce a rivedere Persefone. In quello stesso istante, la terrà ritorna fertile ed il mondo riprende a godere dei suoi doni. Solo più tardi Demetra scopre l’inganno teso da Ade: avendo Persefone mangiato il seme di melograno nel regno dei morti, era costretta a farvi ritorno, ogni anno, per un lungo periodo.
È così allora che Demetra decreta che nei sei mesi che Persefone fosse stata nel regno dei morti, nel mondo sarebbe calato il freddo e la natura si sarebbe addormentata, dando origine all’autunno e all’inverno, mentre nei restanti sei mesi la terra sarebbe rifiorita, dando origine alla primavera e all’estate. Demetra rappresenta nella mitologia greca la dea delle piante e dei cereali, patrona della fertilità del suolo e della fecondità femminile.
DECAMERON
produzione Diaghilev
di Giovanni Boccaccio
diretto e interpretato da Paolo Panaro
Siamo nell’anno 1348. A Firenze, la più ricca e potente città d’Europa, infuria la peste nera. Per sfuggire al morbo, sette donne e tre uomini si rifugiano in una villa lontano dalla città e, per distrarsi dai luttuosi eventi, ognuno di loro, per dieci giorni, racconterà una storia al giorno. Una convivenza scandita dalla narrazione di novelle, con argomenti sia morali che dilettevoli.
Raccontare storie in tempo di epidemia è sicuramente un modo efficace per esorcizzare il pericolo del flagello e per rilanciare la speranza nei confronti della vita. Giovanni Boccaccio con il Decameron, ci fa capire quanto la parola, il confronto, l’ascolto siano gli unici rimedi per ridare luce dopo il buio della catastrofe. La segregazione forzata a cui i giovani si sottopongono per evitare l’orrore della pestilenza, li esorta a una frenetica attività inventiva come antidoto alla paura, all’uso della fantasia e della creatività come rito catartico e liberatorio.
Immerso nell’orrendo scenario dell’apocalisse, Boccaccio concepisce un’opera letteraria sublime che diventa un esempio e un monito: fino a quando qualcuno continuerà a ‘raccontare’ il mondo sarà salvo.
Sin dagli inizi del lockdown, in tanti hanno trovato affinità sorprendenti tra l’attuale dramma dovuto al Covid-19 e la terribile epidemia del Trecento. I personaggi del Decameron reagiscono all’isolamento sociale, alla morte che aleggia, trasformando la “quarantena” in una feconda opportunità per soffermarsi e riflettere, con salace ironia, su vizi e virtù dell’umanità, cercando, così, di superare ansie e timori.