Venerdì 3 marzo Nandu Popu, Blumosso, Leferasiincompiutedielena e Stefano Scorrano alle Officine Cantelmo di Lecce

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LECCE – Venerdì 3 marzo (dalle 19:30 – ingresso libero) le Officine Cantelmo di Lecce, in collaborazione con Coolclub e Radio Wau, ospitano un nuovo appuntamento della rassegna Dischi parlanti. La serata si aprirà alle 19:30 con la presentazione del libro “Li menati. Persi tra i semi del peccato” di Nandu Popu dei Sud Sound System (Edizioni Radici Future) a cura di Radio Wau, webradio delle studentesse e degli studenti dell’Università del Salento. Dalle 21 al via i concerti con il giovane cantautore Stefano Scorrano. A seguire Blumosso, pseudonimo del cantante, autore, musicista e compositore Simone Perrone,  che – affiancato sul palco da Michele Russo (chitarra), Giuseppe Pascone (basso), Matteo “Bemolle” De Benedittis (tastiere) e Gianmarco Serra (batteria) – proporrà i brani del nuovo progetto discografico  “La battaglia di Svevia” (Luppolo Dischi). In chiusura Leferasiincompiutedielena, progetto artistico del chitarrista e compositore RafQu, accompagnato da Umberto Coviello (batteria) e Davide Codazzo (basso), con la prima assoluta del nuovo discografico “La Bella Époque”, in uscita su tutte le piattaforme digitali e negli store fisici per Romolo Dischi/ADA Music Italy. Info 0832304896 – officinecantelmo.it.

Li menati in Salento sono i reietti, letteralmente gente da buttare, da evitare. Raramente però finiscono in discarica e anzi, affondano le loro radici nel territorio rendendolo marcio e inospitale. Molti dei menati che Fernando Blasi, in arte Nandu Popu, racconta in questo suo secondo libro (uscito per Edizioni Radici Future), subiscono una metamorfosi profonda e irrefrenabile tanto da diventare boss della Sacra Corona Unita. Una metamorfosi che riguarda tutti, non solo i menati. Riguarda chi la incoraggia, chi sta a guardare, chi si rende invisibile lasciando il territorio alla loro mercé. Nandu Popu regala al lettore un racconto che attraversa il tempo e le vite di chi ha vissuto la Puglia soprattutto in determinati anni. Uno squarcio sul passato di una parte del territorio salentino, Casalabate in particolare, e sui trascorsi autobiografici dell’autore. Un continuo cammino tra passato e presente, tra credenze e storia, un atto d’amore nei confronti della propria terra e un avvertimento alle nuove generazioni affinché imparino a non restare a guardare e a intervenire, per cambiare le cose senza subirle.

Classe 1994, Stefano Scorrano già da piccolo dimostra grande affinità per la musica e in particolare per il canto, esibendo le sue capacità, ancora acerbe, in diversi concorsi e spettacoli organizzati nella provincia leccese. Nel 2015 scrive il suo primo brano inedito “Quante scuse” che presenta nel corso di tutta l’estate in diversi stage e concorsi. Nel 2021 pubblica l’EP “Ciak” distribuito da Believe con l’etichetta Discographia Clandestina di Carmine Tundo.

La Battaglia di Svevia è un lavoro che comprende nove brani in italiano e uno scritto in francese, accomunati tra loro da temi concreti e interiori. Nelle canzoni dell’album emergono scenari di vita quotidiana e la poeticizzazione degli elementi naturali come mare, cielo, terra e fiori. Descrivendo non solo l’indissolubile legame con la sua terra, il Salento, Blumosso apre la sua scrittura alle esperienze più personali includendo così anche i luoghi in cui l’artista si è formato, dove si svolgono le storie di cui canta. – dove vivo e ‘sento’-  Rendendo elementi essenziali anche le situazioni più intime come: la festa del paese, il forno dove si fa il pane, gli spazi della casa, i luoghi dell’infanzia come i campi brulli d’estate, sotto un albero di gelsi, quando si guardava in cielo e si notavano le scie degli aerei, e ci s’innamorava della ragazzina, venuta in vacanza dal nord.

A circa tre anni di distanza dall’esordio “Interno 29”, “La Belle Époque” è il secondo album de LefrasiincompiutediElena, progetto artistico del chitarrista e compositore RafQu. Un’opera intima, nostalgica caratterizzata da un sound ricercato nelle minime sfumature tra rock a attitudine cantautorale. “La Belle Époque nasce da un nuovo punto di osservare sé stessi che accade inevitabilmente attraversando il momento che ti porta in una nuova epoca. Gli ultimi dieci anni sono stati per me (fra alti e bassi naturalmente) qualcosa di speciale, ma come sempre, me ne sono reso conto solo dopo. Credo che inconsciamente i miei dischi siano sempre una valida espressione del mio stato d’animo nelle varie fasi di scrittura, e produzione. La belle Époque ha con sé la mia nostalgia, il rendersi conto di aver vissuto qualcosa in maniera intensa, in ogni affetto, conoscenza, amicizia, rabbia, amore”, racconta RafQu.