Venerdì 16 maggio in Vallisa a Bari “Cantica Antigonae”, il tragico presente esplorato attraverso un mito del passato

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Continua a esplorare gli antichi miti la rassegna «Incroci», appendice di «Teatro Studio 2025» della Compagnia Diaghilev realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Puglia e del Comune di Bari all’auditorium Vallisa di Bari. Venerdì 16 maggio (ore 21) il viaggio nel passato si compie con lo spettacolo «Cantica Antigonae – Lamento per il corpo del nemico» diretto da Fabio Tolledi in cui Roberta Quarta, Simonetta Rotundo, Matteo Mele, Onur Uysal e Anna Cinzia Villani affrontano la figura della giovane donna, figlia di Edipo e Giocasta, che si ribella al potere di Creonte chiedendo la sepoltura in città del fratello Polinice accusato di tradimento della patria.

Lo spettacolo nasce da oltre due anni di preparazione, condotti da Eufonia Astragali Teatro attraverso diverse residenze internazionali e spettacoli site-specific in beni naturalistici, ed ora giunge anche ad una edizione per teatri e spazi al chiuso. Il lavoro si interroga su questioni tragicamente attuali, in un contesto globale devastato dalle guerre, prendendo come punto di partenza l’interpretazione di Antigone sviluppata dalla filosofa e scrittrice spagnola Maria Zambrano, con principale riferimento al suo testo «La tomba di Antigone».

Antigone si ritrova sepolta viva nella torre nella quale è stata rinchiusa da Creonte, e qui, in questa condizione di soglia, le tante figure della sua vita vanno a cercarla, per una nuova nascita, come una piccola comunità che chiede e domanda cosa poter fare per cambiare il corso degli eventi. Vanno da colei che sa vivere e agire la pietas, che esercita amore e conoscenza. Antigone «continua a delirare, speranzosa giustizia senza vendetta. E noi non possiamo evitare di sentirla perché la tomba di Antigone è la nostra coscienza ottenebrata», dice Zambrano. La sua è una storia macchiata di sangue, come tutta la Storia, che è fatta dello stesso sangue. Eppure, Antigone appare come figura aurorale, enigmatica, che, tra la luce e l’ombra, invoca l’amore come unico destino possibile per l’umanità.