La XVIII edizione del Festival della Letteratura Mediterranea di Lucera, organizzato da APS Mediterraneo è Cultura, con la direzione artistica di Annalisa Mentana, si conclude domenica 21 settembre con un evento che racchiude in sé l’anima più profonda della manifestazione: quella che intreccia pensiero e narrazione, parola e sguardo, gesto artistico e responsabilità civile. Dopo quattro giorni intensi, che vedono Lucera diventare un centro pulsante di dialogo culturale, il Festival saluta il suo pubblico con un ultimo appuntamento che è, più che una conclusione, un passaggio di testimone: da chi racconta a chi ascolta, da chi partecipa a chi porterà avanti lo sguardo.
Alle ore 11, nel suggestivo Chiostro della Biblioteca Comunale “R. Bonghi”, andrà in scena “La cura dello sguardo”, una conversazione scenica che unisce teatro, inchiesta e memoria, scritta e interpretata da due figure di spicco del giornalismo italiano contemporaneo: Domenico Iannacone e Felice Sblendorio. La regia è firmata da Cosimo Severo, mentre la produzione è curata dalla Compagnia Bottega degli Apocrifi, da sempre attenta a unire il teatro con le urgenze del presente.
“La cura dello sguardo” non è uno spettacolo, né una semplice intervista dal vivo: è un incontro ibrido e coinvolgente, dove le storie reali, raccolte nei luoghi spesso dimenticati del nostro Paese, si trasformano in racconto vivo, restituendo dignità, profondità e complessità a chi troppo spesso è lasciato ai margini. È un momento che unisce parola e immagine, costruito su una narrazione attenta, che mette in discussione i confini tra chi osserva e chi è osservato.
Domenico Iannacone, ideatore e conduttore dei programmi I dieci comandamenti e Che ci faccio qui su Rai 3, è uno dei volti più autorevoli del giornalismo italiano. Il suo lavoro si distingue per uno stile asciutto ma empatico, rigoroso ma profondamente umano, in grado di raccontare l’Italia attraverso le vite degli “ultimi” con rispetto e intensità. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui cinque Premi Ilaria Alpi, il Premio Paolo Borsellino, il Goffredo Parise e il prestigioso Premiolino. Con i suoi documentari ha ottenuto premi internazionali e, nel 2019, il diploma honoris causa dal Centro Sperimentale di Cinematografia.
Accanto a lui, Felice Sblendorio, giornalista e autore, ha curato dal 2020 la sezione “POP” del festival I Dialoghi di Trani. Nel 2024 ha debuttato proprio insieme a Iannacone con La cura dello sguardo, frutto di un lavoro di ricerca condiviso sul valore e il peso del raccontare. Nel 2025 è uscito il documentario Il sangue mai lavato, dedicato alla figura di Francesco Marcone, per la regia di Luciano Toriello.
Il pubblico sarà accompagnato in un’esperienza teatrale e civile che riflette perfettamente il tema scelto per quest’anno: “La fatica di restare”. Restare come sguardo vigile, come impegno nel raccontare ciò che resta invisibile, come atto di cura nei confronti della realtà. Un tema che ha attraversato tutte le giornate del Festival e che, in questo appuntamento conclusivo, si compie e si rinnova.
Con questa conversazione scenica, il Festival conferma la propria natura di spazio vivo, capace di mescolare linguaggi e discipline, di aprire domande e non chiuderle, di avvicinare mondi che spesso si credono distanti. Il visual dell’edizione, affidato all’illustratore Kanjano, ha accompagnato l’intero percorso del Festival con la sua immagine sospesa tra sogno e radicamento, dando forma a quella “restanza” che è diventata bandiera culturale e civile. Il programma artistico, curato da Annalisa Mentana, ha saputo cucire insieme le trame di un Mediterraneo che non è solo mare e storia, ma anche presente e futuro, voce e corpo, terra e movimento.
Il Festival della Letteratura Mediterranea si congeda così, con la consapevolezza che raccontare è un atto politico e poetico insieme. E che restare – nei luoghi, nei corpi, nei pensieri – può essere, ancora, un atto rivoluzionario.