Enzo Gragnaniello, tra le voci più vere di Napoli, accende il Natale del Ghironda Winter Festival, domenica 28 dicembre, alle ore 21, nel Teatro Nuovo di Martina Franca, dove presenta il nuovo spettacolo «Veleno, mare e ammore» dal titolo di un suo vecchio album molto amato dal pubblico. Uno spettacolo portato in tour sull’onda del successo di «L’ammore è na rivoluzione», ultimo disco di inediti pubblicato un anno fa dopo «Rint’ ‘o posto sbagliato» (uscito nel 2022) e il precedente «Lo chiamavano Vient’ ‘e terra», consacrato nel 2019 migliore disco in dialetto con la Targa Tenco, in passato ricevuta dall’artista per ben tre volte, sempre nella stessa categoria (nel 1986 per la canzone «Giacomino» e nel 1990 e 1999 rispettivamente per gli album «Fujente» e «Oltre gli alberi»).
In questo concerto, come in tutta la musica di Enzo Gragnaniello, si trovano racchiusi temi diversi e molte riflessioni, dal razzismo visto come una larva che si annida nelle menti delle persone alla lontananza di chi lascia la propria terra per il lavoro, dalla sofferenza delle donne abbandonate e sole al bene che non rispettiamo (e al quale chiudiamo la porta in faccia), dalla necessità di introspezione all’invito ad imparare ad amare se stessi e il prossimo. Temi attraverso i quali risuona sempre più forte l’amore per Napoli, faro di questo live unico, intimo e al tempo stesso dirompente: un viaggio nelle sonorità puramente mediterranee, impreziosito dalla presenza in scena di Piero Gallo con la sua inconfondibile mandolina, Erasmo Petringa al violoncello e al basso e Marco Caligiuri alle percussioni.
Con il tour di «Veleno, mare e ammore» Gragnaniello aggiunge, dunque, un altro capitolo alla propria longeva carriera di musicista autore e compositore, tripla veste nella quale si propone da decenni in qualità di voce profonda e appassionata della Napoli più autentica. Artista legato visceralmente alla propria città, Gragnaniello cura interamente testi e arrangiamenti, realizzati nell’intimità della propria casa nei Quartieri Spagnoli di Napoli, lui che è nato in Vico Cerriglio, il vicolo più stretto di tutta la città. Ed è tra i vicoli del quartiere Porto, dove trascorre l’adolescenza, che nascono le prime canzoni, d’amore e di rabbia, attraversate da un forte sentimento di speranza.
Nel 1977 Gragnaniello forma il gruppo Banchi Nuovi, nome legato a una delle realtà più dure della Napoli dei disoccupati e del comitato di lotta del quale fa parte. Un gruppo con cui riscopre a suo modo le radici popolari della musica e della canzone napoletana pubblicando i suoi primi due album, «Enzo Gragnaniello» e «Salita Trinità degli Spagnoli», nel 1983 e 1985.
Nel 1986 riceve la sua prima Targa Tecno per la miglior canzone dialettale dell’anno, «Giacomino». Il personalissimo percorso musicale passa poi attraverso quattro importanti dischi. i già citati «Fujente» e «Veleno, mare e ammore», entrambi cantati in napoletano, e i successivi «Un mondo che non c’è» e «Cercando il sole» realizzati in italiano.
Con la Sugar pubblica «Neapolis mantra», album interamente strumentale in cui convergono i suoni sacri e rituali della musica etnica, e nel 1992 rilancia la canzone napoletana moderna con il brano «Cu’mmè» interpretata da Mia Martini e Roberto Murolo al Festival di Sanremo, dove lo stesso Gragnaniello partecipa sette anni dopo duettando con Ornella Vanoni in «Alberi». È il brano che anticipa l’album «Oltre alberi» consacrato con la Targa Tenco. Arrivano anche la collaborazione con James Senese e la pubblicazione di un libricino di riflessioni personali, «Cosa vuoi di più», prima del ritorno con l’album «world» dal titolo «Quanto mi costa». Seguono «L’erba cattiva», «Radice» e «Misteriosamente». Quindi, un nuovo exploit con «Lo chiamavano Vient’ ‘e terra», anche questo premiato con la Targa Tenco, seguito da «Rint’ ‘o posto sbagliato» e il viaggio profondo nell’animo umano, un anno fa, con «L’ammore è na rivoluzione».
Il Ghironda Winter Festival è sostenuto dal Dipartimento cultura della Regione Puglia













