Gran finale per il festival itinerante Anima Mea diretto da Gioacchino De Padova, che giovedì 11 dicembre, alle 20.30, nella chiesa di Santa Scolastica, a Bari, ospita il compositore e violoncellista italo-argentino di fama mondiale, Jorge Andrés Bosso, in un inedito parallelo tra la musica di Johann Sebastian Bach e pagine di autori del nostro tempo. Il recital, che verrà introdotto da una lettura dell’attrice Nunzia Antonino da «Malbianco» del premio Strega Mario Desiati, s’intitola «Il poliedro di Pandora. Ovvero la solitudine del tempo a venire» perché «la volontà di abitare la solitudine ci immerge in un tempo dove l’assenza si riempie di significato e il silenzio scansiona l’istante», spiega il musicista. E questo è l’istante in cui interpelliamo la materia, senza il desiderio di risposte. «Perché – aggiunge Bosso – solo l’austero gesto dell’“arsis”, del levare, senza ulteriori o molteplici declinazioni, ci suggerisce un cammino di unità e bellezza».
Con «Il poliedro di Pandora» Bosso propone per violoncello solo musica dei nostri giorni comprendente brani originali su commissione accostati alle sarabande tratte dalle cinque suites di Johann Sebastian Bach. «Provare a tradurre l’illimitato dell’esperienza umana attraverso un singolo strumento, enfatizza la carica emotiva della sua espressione, della sua parola, perché la musica è l’ombra del silenzio, e il silenzio la musica di Dio», dice Bosso.
Così la Sarabanda in sol maggiore BWV 1007 viene messa in parallelo con «Improvisation» di Alfred Schnittke, compositore la cui carriera fu spesso ostacolata dalle rigide disposizioni del regime sovietico, che lo considerava un semplice lavoratore della musica al servizio del potere. Poi, alla Sarabanda in re minore BWV 1008 seguirà il brano «Bunraku» nel quale Toshiro Mayuzumi adatta e sintetizza stili musicali stranieri in grado di riflettere il clima musicale transculturale del Giappone moderno.
Un’altra sarabanda, quella in do maggiore BWV 1009, farà da contraltare a un’inedita composizione dello stesso Bosso, «Goodbye, my friend, goodbye», così come la Sarabanda in mi bemolle maggiore BWV 1010 verrà introdotta da «L’ombra del lamento» di Francesco Magaletti, il quale, ispirandosi alla Toccata arpeggiata per liuto di Johann Hieronymus Kapsberger, compositore tedesco del XVII secolo, traduce in chiave contemporanea l’idea poetico-musicale del lamento, per l’appunto.
Chiuderà la combinazione tra la sarabanda in do minore BWV 1011 e un’altra pagina in prima assoluta, «S’io non canto io» di Gianvincenzo Cresta, compositore in residenza del festival Anima Mea.
Realizzata con i contributi del Ministero della Cultura, della Regione Puglia e dei Comuni di Bari, Palo del Colle e Sannicandro di Bari e con il patrocinio di Rai Puglia, l’edizione 2025 di Anima Mea ha visto il coinvolgimento di 46 artisti provenienti da 12 regioni d’Europa e d’America nei 20 concerti dislocati tra Bari, Andria, Bisceglie, Palo del Colle e Sannicandro, per complessive 10 produzioni.













