Le Danzatrici en plein air. Presentata ieri la seconda edizione del festival internazionale di danza contemporanea di Ruvo di Puglia

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RUVO DI PUGLIA – Spettacoli, talenti emergenti, comunità ed eventi collaterali che dialogano con l’architettura degli spazi urbani e museali: dal 24 giugno al 10 luglio a Ruvo di Puglia torna LE DANZATRICI en plein air, il festival di danza contemporanea organizzato dalla Compagnia Menhir sotto la direzione artistica del coreografo Giulio De Leo e con il sostegno di Comune di Ruvo di Puglia, Teatro Pubblico Pugliese, Regione Puglia – Assessorato all’Industria turistica e culturale, gestione e valorizzazione dei beni culturali e Ministero della Cultura.

Due giornate di prologo e una fitta programmazione che abbraccerà due fine settimana d’estate: prende corpo così la seconda edizione di un progetto che si ispira al celebre affresco tombale “Le danzatrici di Ruvo di Puglia” e che immagina di rimetterne in vita le protagoniste permettendo loro di danzare libere negli spazi urbani; di vivere la danza come fusione tra città, corpo, cultura, umanità, come ricerca di sé e della memoria collettiva grazie al movimento che crea relazione con i luoghi e con le persone. A partire da questa suggestione, il festival intende aprire una riflessione sul tema dell’archeologia della danza: una vera e propria indagine antropologica sull’origine del gesto, sulle stratificazioni e sedimentazioni di memorie, sui retaggi culturali e le esperienze che modellano la dimensione personale o collettiva.

LE DANZATRICI en plein air porta in scena, in Puglia, l’eccellenza di grandi artisti e compagnie di danza nazionali e internazionali, ma non solo: all’interno del Festival prendono forma lavori di ricerca frutto di residenze artistiche e performance coreografiche realizzate insieme alle comunità. Il tutto, secondo una chiave di lettura che guarda alla valorizzazione dei talenti emergenti, a cui sono dedicate le sezioni Scavi, fucina di produzione di artisti under35, Mitologie, che accoglie nel festival produzioni già attive e Giacimenti, che accoglie gli autori selezionati nei progetti di alta formazione partner di GIACIMENTI, rete italiana per l’emersione dei giovani talenti coordinata da Menhir/LE DANZATRICI en plein air in partnership con Conformazioni Festival di Palermo, HangartFest di Pesaro, Progetto Da.Re. Dance Research di Roma, Modem Pro/CZD/Scenario Pubblico di Catania, Alta Formazione/ Compagnia Arearea di Udine.

E così, ogni giornata del ricco calendario del festival propone la restituzione di una residenza artistica, una performance realizzata in collaborazione con la comunità e un vero e proprio spettacolo, presentato da compagnie nazionali o internazionali per il grande pubblico. E ancora, eventi collaterali proposti secondo il format dei “Dialoghi del Giovedì” – approfondimenti in compagnia di esperti sui temi del patrimonio archeologico, dell’accessibilità agli spazi della cultura e della danza in relazione all’evoluzione culturale di un territorio – e laboratori del festival, pratiche coreografiche e percorsi a carattere intensivo realizzati con alcune comunità del territorio, tra cui gruppi scuola, persone over65 e cittadini in genere. Inoltre, l’Osservatorio Critico dei Giovani, a cura di Stefania di Paolo, curatrice culturale e fondatrice della piattaforma digitale TalkwithDance, attiva nella promozione della danza contemporanea in Italia: sarà lei a guidare un gruppo di quindici persone, a partire dai 16 anni, in un percorso di osserv-azione, di dialogo con artisti e artiste e di restituzione, attraverso esercizi di scrittura dove le storie individuali incontreranno memorie collettive e il gesto della danza.

Tra i momenti di maggior rilievo, lo spettacolo Beytna, concept e coreografia del coreografo di fama internazionale Omar Rajeh e realizzato per la prima volta in assoluto in versione outdoor, che venerdì 1° luglio alle 19, nel giardino della scuola Bovio di Ruvo di Puglia, vedrà quattro coreografi e quattro musicisti provenienti da Libano, Giappone, Palestina, Belgio e Togo sedere a tavola insieme sul palcoscenico. Provengono da diversi continenti, culture e paesi. Hanno esperienze artistiche diverse, con background e idee diverse. Ciò che li lega è la loro professione. Parlano, bevono, ridono, ballano e mangiano insieme. La semplicità di questo incontro diventa un punto di partenza per una struttura coreografica, concettuale e performativa più complessa. ‘Beytna’ è un semplice invito a casa propria. È salute, felicità, piacere, compassione e amicizia. È un invito ad approcciarsi alla professione dell’artista e alla costruzione coreografica, oltre che alle forme e alle situazioni del passato.

E ancora, il giorno seguente, sabato 2 luglio, ancora spazio ad uno spettacolo di produzione internazionale, con Pina My Love della compagnia libanese Beirut Physical Lab: una prima nazionale, che parte dalla privazione della libertà in una prigione per indagare come una tale esperienza possa influenzare la percezione che si ha del proprio corpo, dei propri movimenti e delle proprie reazioni. Come ballerino, Bassam Abou Diab, tenta di incarnare la reazione di pratiche disumane, portando ad un mondo di fantasia e permettendo al corpo di trascendere nel soprannaturale. Danzare e sognare per sopravvivere al dolore.

Il 3 luglio, nello stesso giardino della scuola Bovio, sarà la volta del messicano Colectivo Querido Venado con H.A.R.L.E.M, un duetto di danza contemporanea che prende in prestito elementi dal voguing old school e li mescola con i passi del folklore messicano. Il dialogo tra queste forme di movimento funziona come una potente e al tempo stesso stilizzata proposta contemporanea che unisce ritmi frenetici e multiformi dinamiche sonore alle già intense sequenze danzanti.

Ancora un’anteprima nazionale, nel secondo weekend di festival, con lo spettacolo The Embraces, della compagnia 21:21 di Zagabria, una ricerca coreografica focalizzata su uno dei bisogni umani fondamentali: quello della comunicazione fisica, dell’empatia e della tenerezza espressa attraverso l’atto fisico dell’abbracciare, bisogni diventati assenti durante una pandemia la cui risoluzione si fonda sulla distanza sociale e sull’impossibilità di comunicare.

E poi spazio alle co-produzioni, con due performance realizzate con le comunità: a partire da Lazarus serial version (co-produzione MENHIR – HANGARTFEST di Pesaro), progetto di Giulio De Leo con Erika Guastamacchia, che si terrà in anteprima nazionale il prossimo 2 luglio alle 19 nel giardino della scuola Bovio: si tratta di una performance ispirata dalle pratiche di cura e rinascita, in cui nove corpi adagiati su tavoli e ravvivati dalla danza diventano il fulcro identitario per la nuova comunità che si raccoglie a vegliare su di essi. LAZARUS serial version riflette sulla capacità del movimento di rigenerare il corpo a partire dagli atti vitali fondamentali, secondo una logica organica di ascolto e integrazione. Grazie alla collaborazione con Ruvo Coro Festival 2022, l’anteprima nazionale di LAZARUS serial version avrà il sapore di un evento speciale. Il brano coreografico vedrà infatti una overture eseguita dal vivo dai Piccoli Cantori di Barcellona diretti da Salvina Milano, ospiti della kermesse musicale. E, ancora, l’8 luglio alle 19.20 nello stesso giardino della scuola Bovio, sarà la volta di Symposium/Ruvo di Puglia (co-produzione MENHIR-NINA)di e con Davide Valrosso: in una condizione piuttosto radicale, ma anche di estrema semplicità, Symposium affonda la sua radice nel valore della scrittura istantanea, data dall’incontro di Davide Valrosso con un musicista, della città, paese o borgo che ospiterà la performance. Symposium consiste in una pratica di disponibilità, per spostarsi verso il proprio partner, in un’azione di “migrazione” e di messa a disposizione reciproca. In scena un unico elemento, una scatola, con la quale il pubblico è chiamato ad interagire, aggiungendo un proprio pensiero o incoraggiamento per il futuro. La scatola viaggerà con Davide, di piazza in piazza, creando così invisibili ed anonime relazioni tra persone sconosciute.

E poi, ancora, tantissimi i momenti di danza realizzati con le comunità del territorio e all’interno degli spazi della città che, durante le giornate di programmazione, torneranno a vivere e a danzare, alla scoperta del legame ancestrale tra l’uomo e il territorio, tra corpo e spazio. A precedere la programmazione sarà un prologo che si terrà il 24 giugno a partire dalle ore 10 nella Sala conferenze Museo del libro – Casa della Cultura di Ruvo di Puglia con Miss Lala al Circo Fernando (Compagnia Zebra, ideazione e regia Chiara Frigo con Marigia Maggipinto) e il 25 giugno con Giardini Famigliari (Compagnia Menhir, Coreografia Giulio De Leo assistenza alla coreografia Erika Guastamacchia), unico evento che si svolgerà fuori da Ruvo di Puglia e che sarà ospitato nel Chiostro dell’ex Convento di Santa Chiara, a Bari, grazie alla collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Bari, nell’ambito del piano di valorizzazione.

Nel dar vita a questa seconda edizione del Festival LE DANZATRICI en plein air, la Compagnia Menhir rivolge, poi, la sua attenzione al tema della sostenibilità ambientale, con il dono a tutti i danzatori coinvolti di borracce plastic-free da utilizzare durante le prove e in occasione degli spettacoli, per evitare l’utilizzo e lo spreco di bottiglie di plastica.

“Un festival di danza contemporanea in un momento storico in cui l’Europa, dopo i Balcani, torna a fare i conti da vicino con la guerra, impone l’assunzione della piena responsabilità civile, culturale e politica di realizzarlo – è il commento di Giulio De Leo, direttore artistico del Festival –. L’arte nasce da un atto di osservazione della vita e, talvolta, è capace di reinventare il mondo, cambiando anche il modo di percepirlo e abitarlo. Il festival de LE DANZATRICI en plein air è un seme piantato in questo solco, non certo in quello dell’intrattenimento fine a sé stesso o dell’indifferenza. Il festival non è una mera programmazione di spettacoli, ma un processo complesso che muove artisti di rilievo nazionale e internazionale, comunità scolastiche e associative, spazi museali e urbani della nostra città, riflessioni e gesti. Gesti portatori di pace, dialogo e inclusione. Un generatore di innovazione, coesione e occupazione, che in questo presente rischia però di non bastare. È necessario affiancare ai principi di sostenibilità, orientati dalla visione etica dell’economia, quelli della poetica e ricollocarli al primo posto. Perché solo nello slancio poetico i gesti porteranno un vento nuovo e abiteranno il mondo in modo gentile. LE DANZATRICI en plein air potrà essere patrimonio delle generazioni future, della città, delle molte realtà ad esso connesse e delle esperienze artistiche che incrocerà solo se saprà farsi seme di fragilità, libertà di pensiero e audacia. Come il fiore selvatico cresciuto su un muro. Come l’albero di fico che sulla Murgia spunta fra i sassi. In questo seme, insieme alla mia passione riponiamo le bellissime energie di tutto lo staff di Menhir, dei tanti giovani che alla realizzazione del festival lavorano, degli artisti ospiti, del pubblico, dello straordinario vicinato politico istituzionale che ci supporta e delle imprese e dei professionisti che prestano i loro preziosi servizi. Tutti uniti in un gesto poetico di pace”.

“La danza è uno dei settori che noi come Teatro Pubblico Pugliese promuoviamo e sosteniamo – spiega il presidente del Teatro Pubblico Pugliese, Giuseppe D’Urso -. Purtroppo, è ancora considerata la “Cenerentola” del mondo dello spettacolo come anche Roberto Bolle ha ricordato nella serata ad essa dedicata e condotta da lui in tv il 1° gennaio. Eppure, la danza è un’espressione artistica in grado di parlare contemporaneamente a tutti, senza distinzioni, e di attirare un pubblico giovane. Per questo siamo fieri e orgogliosi di sostenere il Festival di danza contemporanea LE DANZATRICI en plein air, ideato e organizzato dall’Associazione Culturale Menhir e con direttore artistico Giulio De Leo e di guardare insieme al futuro confidando in una certa risposta positiva da parte del pubblico”.

“Dopo la straordinaria edizione zero del 2021, torna per l’estate 2022 il festival Le Danzatrici e si conquista uno spazio importante nella programmazione artistica e culturale che il nostro Comune sostiene, perché ne incarna valori e obiettivi fondamentali per una città d’arte come Ruvo di Puglia – aggiunge Monica Filograno, Assessora alle Politiche di Comunità del Comune di Ruvo di Puglia -. Il lavoro della compagnia Menhir e del suo instancabile direttore Giulio De Leo parla il linguaggio della multidisciplinarietà e dell’inclusione coniugando la danza con l’archeologia; sa abitare gli spazi pubblici cittadini dalle scuole alle piazze e dal centro storico ai suoi attrattori culturali, promuovendo la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico; è capace di costruire pubblici nuovi e di educarli alla partecipazione consapevole alle attività del festival perché questo non è una semplice rassegna, ma un percorso collettivo di rigenerazione umana in cui le comunità cittadine di tutte le età e quelle artistiche professioniste si incontrano e si “capacitano” a vicenda, dando vita ad un ecosistema culturale davvero originale, sano, nuovo e che fa bene sperare per il futuro dello spettacolo dal vivo in questa regione, partendo proprio dalla nostra città”.